Nella maggior parte dei casi, quando si nomina Cenerentola, il tuo primo pensiero va al classico Disney. Il 12esimo, per la precisione, uscito per la prima volta in Italia il 4 marzo del 1950. E anche i recenti live action, come la Cenerentola del 2015, vengono solitamente ricondotti al lungometraggio d'animazione. «Nel cartone animato la gonna del vestito di Cenerentola era più elegante». «Mi aspettavo un principe azzurro più bello». Già, ma sul principe azzurro ritorneremo anche più avanti.
Il fatto che ora preme sottolineare è che la favola di Cenerentola non se l'è mica inventata il signor Walt. Anzi, si tratta di una delle favole più antiche e la struttura archetipica del racconto si presenta pressocché identica in culture molto distanti, sia per tempo che per territorio d'influenza. Cenerentola, insomma, è una fiaba presente sia in Europa, sia in Africa, sia nelle più antiche dinastie del Celeste impero. Non una Cenerentola, ma mille Cenerentole. Che, consciamente o meno, potrebbero essersi fatte paladine di una visione nettamente maschilistica della società e dei ruoli di genere. Ma anche per le implicazioni sociologiche e psicologiche, ci sarà tempo. Procediamo con ordine
Quante Cenerentola esistono?
Moltissime. Impossibile avre un numero esatto – come sempre – quando si tratta di una fiaba di tradizione orale. Alcuni esperti indicano che verosimilmente le varianti della favola di Cenerentola sono circa 300. Trecento.
Eppure – potresti obiettare – abbiamo detto che la storia, a grandi linee, rimane sempre quella. Appunto: a grandi linee. Ma ci sono piccole variabili, numerose quanto i metri quadri di pavimento che la povere Cenerentola ha dovuto pulire, che variano di volta in volta. Inoltre, si sa che anche i dettagli sono importanti: prova a pensare alla classica scarpetta di cristallo. Piccola, elegante, scintillante, preziosa; ora immaginatela rivestita di pelle! Non si ha di certo lo stesso effetto (e l'aspetto più curioso in tutta questa faccenda è che la "versione originale" è quella con le puzzolenti babucce di pezza).
• La Cenerentola più antica è egiziana. Ma il nome era pessimo (?)
In un regno lontano lontano, c'era la povera Rodopi... Sarà incominciata così una delle più antiche favole egizie, citata per la prima volta da Erodoto, poi da Strabone, e infine anche da Claudio Eliano. Perché questa versione è tanto importante? Perché, nome della protagonista a parte, potrebbe essere la prima, quella da cui poi si sono originate anche tutte le altre. A conferma di questa ipotesi c'è il fatto che per una volta il caro principe azzurro ha anche un nome preciso, quello del faraone Amasis, vissuto nella XXVI dinastia egizia (570-526 a.C.). Infine, va spezzata una lancia a favore del nome di lei, Rodopi. Cenerentola – o Cinderella se si preferisce l'altrettanto diffusa variante inglese – è frizzante, fresco, ingenuo, romantico. Ma è possibile che tu cambi idea quando scoprirai che Rodopi significa "guace di rosa". Ah già, quasi stavamo per dimenticarcene: anche in questo caso nessuna scarpetta di cristallo. Solo pantofole di oro rosso.
• Ye Xian, la Cenerentola dagli occhi a mandorla
Esiste, come accennato poco fa, una Cenerentola anche in estremo oriente. La prima testimonianza scritta risale al IX secolo, nella raccolta di storie Youyang Zazu, e la giovane è Ye Xian. A leggere il riassunto della fiaba, parlare di dejà vu è davvero riduttivo. Ye Xian era la figlia di un sapiente che aveva due mogli. Quando la madre ed il padre morirono, Ye Xian fu costretta a diventare serva dell'altra moglie del padre (la matrigna di Ye Xian) e della figlia. Segue una vita di vessazioni, rispetto alle quali pulire i pavimenti è solo una sciocchezzuola: le due megere, per esempio, si cucinano il pesce in cui lo spirito della madre della protagonista si era reincarnato. Sadismo non per bambine. Poi il solito ballo, il solito incontro con il re, la solita agnizione, il classico "vissero felici e contenti". Tornando a parlare di calzature, anche in questo caso nessuna scarpetta di cristallo, ma "solo" un sandalo d'oro.
• Italian style
Esiste davvero anche una versione italiana della favola di Cenerentola. Si tratta di quella di Giambattista Basile, pubblicata nel 1634 con il titolo La gatta Cenerentola. Non stupisce che la favola Disney non abbia scelto come sua fonte principale questa, perché non si tratta del classico racconto per i figli prima di andare a dormire. In particolare, l'eroina (di nome Zezolla) si macchia addirittura dell'omicidio della sua matrigna (che viene però poi sostituita da una nuova matrigna anche peggiore).
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