L’Italia alla sessantasettesima Berlinale è quasi assente. In tutte le sezioni l’unico film italiano è Chiamami con il tuo nome di Luca Guadagnino, regista più apolide che stretto in una unica nazionalità. A Milena Canonero, invece, il festival consegnerà l’Honorary Golden Bear per la sua carriera di costumista. Inoltre, per ricordarne la fertile creatività, presenterà dieci tra i film più significativi da lei vestiti nel corso del suo lavoro, premiato quattro volte con l’Oscar. Torinese di nascita, trasferitasi a Londra dopo avere studiato storia e arte del costume a Genova, Canonero esordisce come costumista nel 1971. Ha 25 anni e disegna i costumi di Arancia meccanica di Stanley Kubrick. Non avrebbe potuto esserci debutto migliore, legato a un film entrato nell’immaginario collettivo per le sue invenzioni visive, per le scenografie accecanti, per l’uso della musica in relazione alla storia e ai quadri dipinti da Kubrick, che portò sullo schermo le pagine del romanzo omonimo di Anthony Burgess.
Arancia meccanica è uno dei film inseriti nell’omaggio berlinese. Come lo sono quelli che vedono ancora insieme Canonero e Kubrick, Barry Lyndon (1975) e Shining (1980). Tutto accade nel giro di pochi anni. Con Barry Lyndon, film maniacalmente cesellato dal regista americano ispirandosi a dipinti e stampe d’epoca, del XVIII secolo, e illuminando le inquadrature con luce naturale, Canonero è alla sua seconda esperienza, e vince il suo primo premio Oscar, ex-aequo con l’altra costumista del film Ulla-Britt Söderlund. Il sodalizio con Kubrick termina nel 1980 con Shining. E sarà proprio con la proiezione di questo horror, che naviga nei labirinti della follia e del tempo frantumato, che si concluderà la serata in onore di Milena Canonero giovedì 16 febbraio 2017.
In rassegna ci saranno anche i lungometraggi che sono valsi alla costumista italiana gli altri tre Oscar: Momenti di gloria (1981) di Hugh Hudson, ambientato durante le Olimpiadi del 1924; Marie Antoinette (2006) di Sofia Coppola, film che intreccia Storia e modernità descrivendo la regina di Francia come una teenager ribelle; Grand Budapest Hotel (2014) di Wes Anderson, scorribanda in diversi periodi storici dove ogni situazione è portata all’eccesso. Canonero esprime il proprio talento realizzando costumi riguardanti età passate, ma non solo, si pensi a quelli creati per due opere magistrali di Roman Polanski, La morte e la fanciulla (1994) e Carnage (2011).
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