Figura di rilievo della cultura africana e haitiana, di un cinema della diaspora che riflette con pensiero profondo sulla Storia e sul presente, Raoul Peck è al festival di Berlino con due film: il documentario I Am Not Your Negro e la finzione Le jeune Karl Marx. Due facce di una stessa medaglia. Due lavori in perfetta sintonia con il resto della filmografia del regista nato nella capitale di Haiti Port-au-Prince nel 1953 e residente a Parigi (dal 1995 al 1997 è stato anche ministro della cultura nel suo paese d’origine).
Con I Am Not Your Negro (candidato all’Oscar nella categoria riservata ai documentari), Raoul Peck compie un’intensa indagine sulla popolazione afro-americana mettendo in relazione quel che accadde negli anni Sessanta negli Stati Uniti (la violenza razziale, le lotte, gli assassinii di Martin Luther King e Malcolm X) con la nuova intolleranza e repressione omicida dimostrata dalla polizia contro i neri in questi ultimi anni. Quello di Peck è cinema militante che fa ricorso a dettagliate ricerche. Nel caso di I Am Not Your Negro la principale fonte d’ispirazione sono le parole dello scrittore afro-americano James Baldwin e, ancor più in dettaglio, quelle contenute nel suo libro Remember This House, rimasto incompiuto per la morte dell’autore nel 1987. A leggere brani del libro è Samuel L. Jackson in un film, a colori e in bianconero, che sarà distribuito, nei cinema e in dvd, da Wanted.
Soggetto del tutto diverso, ma non nella documentazione di un periodo storico e delle personalità che l’hanno orientato, per Le jeune Karl Marx dove Peck (come aveva già fatto nel 2000 con Lumumba, biografia in forma di finzione del leader congolese Patrice Lumumba ucciso nel 1961) si sofferma nella descrizione di alcuni momenti della vita dell’autore del Capitale. Incontriamo il ventiseienne Marx (August Diehl) e la moglie Jenny von Westphalen (Vicky Krieps) in esilio a Parigi, le loro difficoltà economiche, l’amico e poi compagno di scrittura Friederich Engels (Stefan Konarske), le origini dell’Internazionale Socialista e della Lega Comunista… E soprattutto la passione di due uomini per ideali da condividere e diffondere.
Con questi due film, Peck aggiunge alla sua opera altri ritratti necessari a comporre uno sguardo sul mondo. Vale ricordare che Peck ha anche descritto l’orrore della dittatura di Duvalier padre e figlio ad Haiti in L’homme sur les quais (1993); il genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994 in Sometimes in April, inestricabile e invisibile intreccio di finzione e documentario (soprattutto nel senso di aver girato nei veri luoghi di quella tragedia); la rappresentazione del potere, delle derive e della follia di un presidente democraticamente eletto divenuto dittatore nell’isola di Haiti (ma la questione è universale, ricorda il regista, e si riferisce anche a figure politiche democraticamente elette in paesi dell’Occidente), in Moloch Tropical (2009), film che guarda al cinema e al teatro, ispirandosi a Shakespeare; il ruolo delle organizzazioni umanitarie internazionali, tra soccorso e corruzione, nella ricostruzione di Haiti dopo il terremoto in Assistance mortelle (2013).
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