C'è un aspetto di Dark Places, il nuovo film com Charlize Theron presto nelle sale cinematografiche su cui vale davvero la pena di soffermarsi. La morbosa attrazione verso il crimine, verso il delitto, verso il fatto di sangue.
La protagonista del film, infatti, è l'unica sopravvissuta alla strage dove hanno perso la vita la madre e le sorelle, Libby Day (Charlize Theron). Che vive con la consapevolezza che la sua testimonianza, di quando era solo una bambina, ha condannato suo fratello Ben all’ergastolo per l’orrendo omicidio. Quando un gruppo di appassionati di cronaca nera, il Kill Club, contatta Libby venticinque anni dopo e la convince a riesaminare gli eventi di quella notte, nuovi ricordi e vecchi sospetti irrompono nuovamente nella vita della donna. Dopo che nuove e sconvolgenti informazioni vengono alla luce, Libby inizia a mettere in discussione la sua stessa deposizione decidendo di indagare sul suo tragico passato dato che il presente sembra contraddire tutto ciò che lei ha sempre creduto essere la verità.
Ebbene, quel Kill Club potrebbe anche essere l'estremizzazione perversa di una tendeza su cui ormai sociologi, psicologi e ogni tipo di esperti hanno versaro fiumi d'inchiostro e detto mari di parole. Un macrabro gusto a conoscere ogni piega scabrosa di un delitto di sangue.
Forse in un film, in un universo di fiction, una cosa simile potrebbe anche essere accettata. Peccato che forse in questo caso sia stata l'opera cinematografica – e ancor prima quella letteraria –a prendere spunto dalla realtà quotidiana. Dark Places è forse lo specchio della nostra civiltà deformata? Ce lo racconta nella sua videorecensione la nostra inviata Selenia Orzella. In esclusiva solo su PopcornTv.
Riproduzione riservata ©2024 - PCTV