Ci sono dolori che non passano mai ed Ernesto e Filippo lo sanno molto bene: i due hanno personalità agli antipodi e un unico punto in comune, ovvero sono entrambi professori di liceo. Filippo è un allegro progressista perennemente collegato al web. Bello e spensierato è un seduttore seriale sui social network ed è in grado di attrarre anche i suoi studenti grazie a un’app, creata da lui stesso, che rende immediata la soluzione di ogni possibile calcolo. Ernesto è un severo conservatore, rigorosamente senza computer, tradizionalista anche con i suoi allievi e che fa della sua austerità un punto d’onore e vanta una vita completamente al di fuori della rete. È probabilmente l’ultimo possessore vivente di un Nokia del ’95.
Un tempo Ernesto e Filippo erano “migliori amici”, ma uno scontro profondo e mai risolto li ha tenuti lontani, fino al giorno in cui si ritrovano fatalmente a insegnare nella stessa classe. I loro punti di vista opposti li portano inevitabilmente a una nuova guerra. Saranno obbligati ad affrontare il passato, che ritornerà nelle sembianze di Nina, una ragazza che li sottoporrà a un semplice esperimento il quale si trasformerà in una grande sfida: Filippo dovrà provare a uscire dalla rete ed Ernesto a entrarci dentro. Questo viaggio li cambierà profondamente, costringendoli a trovare un equilibrio tra la coscienza globale di chi si affida alla rete e la totale indifferenza di chi si ostina a resistere ad oltranza all’epoca digitale. Massimiliano Bruno dirige Marco Giallini e Alessandro Gassmann nella nuova commedia italiana “Beata ignoranza”, che vede tra i suoi interpreti anche Valeria Bilello e Carolina Crescentini.
La recensione di Beata ignoranza
Raramente Massimiliano Bruno ha deluso nella sua carriera di regista, ma questa volta l’attore dal grande talento comico ha toppato in modo eclatante. Questo non riguarda solo lo stile registico, ma soprattutto il modo in cui ha affrontato il tema dei social e di quanto essi possano influenzare la vita di ogni individuo. In una società dove la rete incide più degli affetti e della cultura, il regista ci pone di fronte ad una grande verità: essere ‘social’ è diventato più importante dell’avere un tetto sopra la testa, il che la dice lunga anche sul modo di pensare della comunità odierna e sulle sue priorità. Tornando alla regia, Massimiliano Bruno ha pensato (male) di fare un uso spropositato di flashback per raccontare il passato dei due protagonisti, lo stesso che ha condizionato tutta la loro vita nel passare degli anni. In questo modo però lo spettatore tende a perdere il filo logico della narrazione in quanto si passa dal ieri all’oggi in modo poco incisivo.
Altro elemento sprecato nel film è l’utilizzo di una tecnica il cui intento dovrebbe essere quello di coinvolgere da vicino il pubblico, di farlo sentire parte integrante della storia: gli attori protagonisti - Marco Giallini e Alessandro Gassmann - raccontano i loro personaggi guardando dritto verso la camera da ripresa. Questo meccanismo è stato ripreso svariate volte nel cinema e con buoni risultati, ma in Beata ignoranza, probabilmente a causa di un uso eccessivo della tecnica, non ha funzionato perchè ha reso piatto un prodotto che avrebbe potuto essere più godibile, se non altro per la comicità dei due interpreti sopracitati.
Beata ignoranza tra social e cultura
La pellicola gode di una colonna sonora adeguata, in grado di seguire il susseguirsi di scene e lo stato d’animo delle figure coinvolte. Sono numerosi i temi presenti nel film Beata ignoranza di Massimiliano Bruno, ma ad emergere è quello dell’importanza di trovare un giusto equilibrio tra la cultura e la rete. È giusto dire che il regista ha sapientemente alternato scene caratterizzate da una buona verve umoristica a scene di stampo drammatico, all’interno delle quali vengono affrontate tematiche particolarmente coinvolgenti dal punto di vista emotivo. Punto di forza del progetto è la recitazione di Marco Giallini e Alessandro Gassmann: i due sono risultati molto credibili nei rispettivi panni di Ernesto e Filippo, merito soprattutto degli ottimi tempi di battuta che hanno compensato la presenza di una sceneggiatura alquanto prevedibile.
Voto: 5
Frase: "E' questo il problema: i ragazzi non fanno più l'amore".
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