Il film "Mio papa' " dopo esser presentato fuori concorso nella sezione Alice del Festival di Roma, arriverà nelle sale italiane dal prossimo 27 novembre.
Stella della pellicola è Giorgio Pasotti, che prova sulla propria pelle quanto sia difficile fare il padre, ma ancora di più smettere di esserlo e spiega:
"Quello del film è un tema attualissimo che ha l'urgenza di essere raccontato. Oggi le famiglie allargate, che nascono sulle ceneri della famiglia tradizionale, sono sempre più numerose, ma queste persone, in un'ipotetica nuova separazione non sono per niente tutelate. Una tutela, quella di cui parliamo, non certo economica ma sentimentale, cioè il diritto di poter continuare a sentire e vedere una creatura che hai imparato ad amare e il cui amore è corrisposto".
Oltre a Pasotti, protagonisti della pellicola anche Donatella Finocchiaro e Niccolò Calvagna.
Lorenzo ha 35 anni lavora come sommozzatore su una piattaforma petrolifera. Lavoro duro, di quelli da uomini tutti d'un pezzo. E nel suo mestiere Lorenzo è uno dei migliori. Alla sera, quando ne ha voglia, scende a terra. Lorenzo con le donne ci sa fare ma ha una regola, una notte e poi sparisce. Non si ferma a dormire, mai. È un leit-motiv che si ripete, perché così è più facile e non ci si prende troppo sul serio. E continua fino a quando incontra Claudia e la passione lo travolge. Claudia è diversa e Lorenzo lo scopre quella notte, quando sulla porta della camera accanto incontra Matteo. Ha sei anni ed è il figlio di Claudia. E si apre un vortice in cui non esistono compromessi. Impossibile amare lei e dimenticare il figlio in un angolo. È un tutto o niente, un prendere o lasciare. Un unico tuffo nel vuoto.
Giulio Base ha maturato esperienza al servizio del piccolo schermo e l'ereditarietà della fiction televisiva traspare nel linguaggio che qui ha scelto. Eppure, con Mio papà ha realizzato un film dal gusto agrodolce e leggero, in equilibrio tra le emozioni, grazie ai diversivi comici creati da Ninetto Davoli e Fabio Troiano. Un dramma familiare attuale e contemporaneo, immerso nell'aperta discussione legale, fatta di difficoltà e limiti burocratici.
Mio papà ha il suo fulcro nell'affrontare un'opportunità d'amore. Il padre è chi cresce o chi ha dato la vita. E crescere non è forse donare la vita. Amare i figli degli altri, essere padre, dunque. Essere un uomo vero, presente. In antitesi con quello naturale, completamente assente? Crescere, camminare insieme, condurre per mano un bimbo dall'incondizionato bisogno d'amore. Un bimbo che da grande vuole aggiustare il mare, proprio come Lorenzo.
Il piccolo Matteo ha il volto dell'eccezionale Niccolò Calvagna (classe 2006), intenso e mai in difficoltà accanto a professionisti ben più adulti. E grazie alla sua interpretazione è più facile provare empatia per Mio papà, film dalla lacrima suggerita, moderno spaccato familiare di un Italia di provincia, sincera e così lontana dal paese idealizzato che troppo spesso vediamo nelle fiction televisive.
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