Con Paterson Jim Jarmusch ha realizzato uno dei suoi film migliori. Un’opera che rimette in gioco quel falso movimento che definisce la sua filmografia, il suo sguardo, la sua poetica tenacemente praticata in ogni suo lavoro. È una storia semplice, intrisa del minimalismo, dei carrelli e cameracar rivelatori che informano il cinema del regista statunitense dai tempi dei suoi esordi, negli anni Ottanta (Permanent Vacation, Stranger Than Paradise, Daunbailò), e nei decenni successivi (Dead Man, Ghost Dog, Broken Flowers, Solo gli amanti sopravvivono - per ricordare solo alcuni titoli). È una storia d’amore complice, il ritratto di Paterson e Laura, una coppia descritta nel corso di una settimana della loro vita, di una quotidianità scandita da ritmi regolari, dalla ripetizione di gesti da parte di un uomo che fa il conducente di autobus e di una donna che crea oggetti d’arte lavorando tra le mura domestiche. È un film su una città del New Jersey che ha dato alla storia personaggi famosi, dove la giovane coppia risiede, e alla quale Jarmusch dedica la stessa tenera, dolce attenzione che riserva ai protagonisti. La città si chiama Paterson. L’autista porta lo stesso nome. C’è un’adesione intima tra l’una e l’altro, resa ancor più evidente dal mestiere di Paterson che, ogni giorno, con ritualità, attraversa gli spazi di Paterson in una sorta di viaggio non turistico ma soggettivo alla scoperta (per chi non la conosce; c’è anche il Lou Costello Memorial in onore a una delle celebrità del posto, il comico che in Italia è familiare con il nome di Pinotto, protagonista negli anni Quaranta e Cinquanta con William Abbott/Gianni di una lunga serie di film comici) o alla ri-visione di luoghi amati. In tal senso, le sovrimpressioni usate da Jarmusch sono esemplari nel visualizzare la speciale sintonia tra un uomo e la sua città. Si pensi agli ambienti, ai volti, alle cascate, alle parole delle poesie scritte da Paterson che si riflettono sui finestrini dell’autobus; le frasi si visualizzano sullo schermo, diventano parte integrante della visione, prendono consistenza e si respirano ovunque. Paterson è un poeta, ha con sé un inseparabile quaderno dove scrive le proprie poesie, adora il poeta William Carlos Williams che nacque in quella città e che è, in tutto il film, un riferimento fondamentale. Quaderno che farà una brutta fine, sbranato e fatto in mille pezzi dall’adorabile e dispettoso cane della coppia, anch’esso figura per nulla secondaria (come non secondarie sono molte di quelle che Paterson incontra nei suoi percorsi giornalieri). Dovrà ricominciare da capo, Paterson. Con un quaderno bianco che gli regala uno sconosciuto giapponese incontrato su una panchina mentre, giochi del caso, legge un libro di William Carlos Williams.
E Laura? Se il marito trascorre ogni giornata all’esterno, lei lavora in casa, la sua creatività è tangibile in ogni superficie, dalle tende agli abiti, si reinventa costantemente, suona una chitarra acquistata e si esibisce in versione country in un’inattesa scena di messa in gioco di se stessi alla ricerca di nuove possibilità. Desidera avere due gemelli, e tutto il testo è costellato di coincidenze che riguardano tale aspirazione. Jarmusch la rende protagonista di istanti memorabili, eppure la mantiene in ombra. Come se si trattasse di un’anticipazione del suo punto di vista, in attesa (piace pensarlo) di una seconda parte che la veda come personaggio centrale, in un ideale controcampo a questo film.
Jarmusch scandisce il tempo che (non) passa creando un’atmosfera ipnotica e sensuale, densa di humour (segno indelebile del suo cinema) e di sogno in un film tutto elaborato sul doppio (i due Paterson, la presenza di coppie di gemelli, i due quaderni sui quali Paterson ha scritto e, forse, tornerà a scrivere poesie, il letto nel quale si risvegliano ogni mattina l’uomo e la moglie). Interpretato da due attori del calibro di Adam Driver (J. Edgar, Frances Ha, Lincoln, Hungry Hearts che gli è valsa la Coppa Volpi per il migliore attore alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2014) e Golshifteh Farahani (l’attrice iraniana divenuta una stella del cinema mondiale; tra i suoi film About Elly, Come pietra paziente, Eden, Exodus - Dei e re), Paterson è un film sui sentimenti, le coincidenze che possono cambiare una vita, la necessità di creare, se sostenuti dalla persona giusta che, per anni o per un incontro casuale, ti sta accanto. Ed è il film, in uscita questa settimana (da giovedì 22 dicembre 2016) nelle principali città e da giovedì 29 dicembre 2016 su tutto il territorio nazionale), di Natale da non perdere.
Paterson uscirà in dvd giovedì 27 aprile 2017.
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