Nelle sale dal 6 marzo con l'horror L'orto americano, adattamento del suo romanzo omonimo pubblicato da Solferino, Pupi Avati entra a gamba tesa nelle politiche culturali italiane proponendo al governo Meloni la creazione di un Ministero del Cinema. "Non deve scandalizzare nessuno, è un po' l'uovo di Colombo", spiega in un'intervista concessa all'Agi. "Avendo parlato anche con il ministro Giuli, so che anche lui è d'accordo con me. È una persona illuminata e ha capito subito l'importanza di uscire da questo impasse", sottolinea il regista bolognese.
Pupi Avati propone al governo un Ministero del Cinema
"La proposta non è certo originale: ne aveva parlato già Alberto Ronchey, che è stato ministro dei Beni culturali nei governi Amato e Ciampi, all'inizio degli anni Novanta, quando il nostro cinema andava a mille", dice Avati.
Oggi invece la situazione dei film è ferma, non si lavora. Se prima cercavi un macchinista, avevi difficoltà a trovarlo; oggi ne trovi a centinaia. Il problema non è solo delle sale cinematografiche che poi è una questione sollevata dai colleghi a Roma ma è di portata nazionale, ma si tratta di tutta la filiera che è paralizzata.
La sottosegretaria alla Cultura con delega al cinema, la leghista Lucia Borgonzoni, ha replicato in una nota che la creazione di un Ministero del Cinema non è all'ordine del giorno perché rischierebbe di "paralizzare la filiera per più di un anno". "Distogliere fondi pubblici dal settore, che occupa oltre 100mila lavoratori, per duplicare un Ministero sarebbe – oggi ancor più – un'operazione inutile e dannosa, non solo economicamente, ma anche in termini di tempo", dichiara Borgonzoni in un comunicato ufficiale.
Parole che non convincono Avati, il quale all'Agi rivela che "è già tutto fermo e invece di intervenire si rimanda sempre la soluzione del problema per non perdere le proprie posizioni di rendita".
Se non piace l'idea del ministero allora si crei un'agenzia o qualcosa del genere, con persone competenti con cui poter parlare. Non possiamo lasciare tutto agli americani, per cui non ci sono alternative al cambiamento perché non ci sono più fondi per portare avanti questa politica.
Ministero del Cinema: l'idea di Pupi Avati
La proposta del regista guarda al modello francese: il CCN (Centre national du cinéma et de l'image animée), l'ente amministrativo transalpino che regola il settore e sostiene l'economia cinematografica, audiovisiva e multimediale. Avati immagina la versione italiana come "un ministero bipartisan con figure tecniche, non politici, con cui interloquire", capace di segnare "l'anno zero, il New Deal del cinema italiano", ampliando le finestre di uscita dei film sulle piattaforme dopo le sale ed introducendo "regole diverse di tax credit che oggi invece fanno solo lievitare i costi".
Ad accogliere positivamente l'idea di Avati è invece il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "È una proposta interessante per valorizzare i contenuti culturali, audiovisivi e multimediali che da sempre danno lustro all'Italia ed aiutano a promuovere i nostri prodotti cinema, un settore chiave del made in Italy. Valuteremo questa iniziativa con gli alleati di governo", scrive il leader di Forza Italia in un post su X.
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