Jacques-Alain Marty, detto JAM, è un uomo d'affari di successo che lavora per la Vladis, un'importante società francese. Quando manca poco perché il gruppo per cui lavora diventi il numero uno a livello mondiale, per lui qualcosa inizia ad andare storto. Quest'ultimo comincia ad avvertire improvvisi attacchi di panico dovuti a un trauma infantile: respira affannosamente e farfuglia parole incomprensibili. Secondo il suo psicologo, l’uomo deve trovare assolutamente il suo 'antidoto', qualcosa o qualcuno che possa far riaffiorare il trauma in modo da poterlo affrontare e superare. L'antidoto sembra incarnarsi in André Morin, un modesto contabile che lavora per una piccola fabbrica di giocattoli, appassionato di borsa e piccolo azionista della Vladis.
La recensione de L'antidoto
Questa la trama della commedia francese L’antidoto, il film del 2006 diretto da Vincent de Brus e interpretato da Christian Clavier e Jacques Villeret. Innanzi tutto è bene dire che la pellicola racconta una storia realmente accaduta, anche se prende liberamente ispirazione da essa. Il punto di forza del film è senza dubbio la capacità del regista di mettere in evidenza la differenza sostanziale, legata al modo di vedere le cose, al carattere e al fisico, tra i due protagonisti: Christian Clavier interpreta JAM, uno squalo del mondo dell'imprenditoria che di punto in bianco rischia di mandare all’aria la sua carriera; il compianto Jacques Villeret - morto poco dopo il termine delle riprese - è André Morin, che entrerà nella vita del co-protagonista come unico in grado di calmarlo. È lui il suo antidoto.
Questa differenza tra i due uomini darà vita a qualche scena esilarante, capaci di far divertire il pubblico con molta naturalezza, anche se - lo ammettiamo - di momenti impregnati di umorismo se ne vedono poche rispetto a quanto ci si aspetterebbe. Altro elemento che contribuisce notevolmente alla riuscita del progetto è il feeling che si instaura tra i due uomini, JAM e André, lo stesso che - a quanto pare - li caratterizzava anche fuori dal set. Sin da subito la pellicola prende per la sua originalità, anche se per i primi venti/trenta minuti non riesce a ingranare. Successivamente, i due personaggi iniziano ad esibire una 'stupidità' al di fuori dal comune, che ricorda da un lato l'ingenuità di forrest gump e dall'altro la furbizia di un uomo come tanti.
Come abbiamo detto, però, non mancano scene volte al puro intrattenimento, dove a farla da padrone è la volontà di rischiare pur di far ridere il pubblico. Un elemento che a noi è piaciuto particolarmente è l'uso del ralenti in un dato momento, che non vi sveliamo per ovvie ragioni. Il consiglio che vi diamo è di rimanere anche durante i titoli di coda perchè vengono mostrati i bloopers del film. Battute buone, espressioni memorabili, ottimi tempi di battuta e ironia mettono in luce l’accurato lavoro svolto da Vincent de Brus che, in occasione della sua prima opera cinematografica, ha realizzato una commedia godibile, sebbene non può essere considerata un capolavoro.
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