Neanche è arrivato al cinema e in streaming e Yara, il film di Marco Tullio Giordana che ricostruisce la storia del rapimento e del delitto di Yara Gambirasio dal punto di vista della pm Letizia Ruggeri, fa già discutere. Sia la famiglia Gambirasio che l'avvocato di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all'ergastolo per il delitto, non sono contenti per il loro mancato coinvolgimento nel progetto.
Yara, Netflix non ha consultato la famiglia Gambirasio
Prodotto dalla TaoDue di Pietro Valsecchi, Yara esce in tutto il mondo su Netflix dopo un breve passaggio nelle sale. La sceneggiatura è di Graziano Diana e si basa sulla storia vera di quanto accaduto alla tredicenne di Brembate di Sopra e ovviamente sugli atti processuali.
Tuttavia Andrea Pezzotta, l'avvocato della famiglia Gambirasio, fa sapere a Fanpage che Fulvio e Maura, il padre e la madre di Yara interpretati nel film da Mario Pirrello e Sandra Toffolatti, non sono stati minimamente consultati.
Non c'è stato nessun accordo, nulla. La famiglia lo ha scoperto a cose fatte, solo dopo hanno fatto una telefonata a me, ma a film già confezionato. Il film non l'ho neanche visto. I Gambirasio non hanno rilasciato alcuna dichiarazione, non lo fanno in altre circostanze figuriamoci in una situazione del genere.
L'avvocato Claudio Salvagni conferma al settimanale Oggi che nemmeno i legali di Massimo Bossetti, interpretato da Roberto Zibetti, sono stati sentiti.
Non siamo stati consultati dal regista, un errore viste le mancanze del film.
Le "mancanze" alle quali si riferisce sono soprattutto i resoconti sul cellulare di Bossetti ("Ha agganciato la cella telefonica di Brembate, ma è accaduto un'ora prima che Yara sparisse", precisa l'avvocato) e sui tondini trovati nelle scarpe di Yara.
Le sferette di metallo trovate sul furgone di Bossetti sono d'acciaio e quelle trovate su Yara erano in ferro.
Yara, Marco Tullio Giordana replica alle accuse
Giordana ha replicato a queste accuse nel corso di un'intervista concessa a Repubblica. Il regista spiega che prima di ogni progetto, controlla "i verbali d'interrogatorio, gli atti processuali, le sentenze, i libri, i resoconti dei giornali".
Ma li studio come fossero collocati nella preistoria, ogni rabbia o passione spenta, detestando per indole ogni illecita morbosa curiosità.
Già rodato da esperienze come Nome di donna, Romanzo di una strage e I cento passi, Giordana ammette che la drammaturgia deve avere un grado di libertà.
Bisogna che la sceneggiatura sia puntigliosa, ma un film dovrebbe soprattutto evocare un flusso di emozioni guidato dalle immagini, dalla loro composizione, dal loro ritmo, dalla musica o dai silenzi (anch'essi musica) e, soprattutto, dalla capacità degli attori di 'trasmettere', come stazioni radio, come onde ipersensibili al confine della telepatia.
Yara arriva il 5 novembre su Netflix.
Foto: Netflix
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