Quali sono le 5 migliori scene in É difficile essere un dio? Una su tutte svetta e fa capire la portata del film che è l’opera, meglio il kolossal, postumo di Alexey German: il fango. Così come da più critici definito è proprio il vivere il fango, più della trama che è quasi assente nel film, a caratterizzare la pellicola che come abitudine di German deve essere contraddistinta da riprese all’aria aperta e anche se si tratta di interni vengono proposti al pubblico come luoghi senza confini murali. Un fango che rappresenta dove è finita la società russa sotto l’influenza del comunismo. Ma tra le 5 scene migliori in É difficile essere un dio non si può non considerare quella iniziale che si viene a vedere se si adotta un punto di vista dall’alto che però va a finire a picco sul fondo di un lago scuro in cui si vengono a riflettere le costruzioni in legno di un villaggio medievale: questa è Arkanar. La terza delle 5 scene migliori in É difficile essere un dio è quella che vede muoversi in questo oscurantismo, che ha molto di medievale, umanoidi spesso deformi o in sovrappeso che non si riescono nemmeno a reggere in piedi. Ma poi come non ricordare tra le 5 scene migliori in É difficile essere un dio la figura di Rumata che nonostante sia brutale e crudele viene ripreso mentre usa una frusta per accarezzare quello che doveva essere un affresco raffigurante un’immagine sacra. L’ultima scena delle 5 migliori in É difficile essere un dio fa sempre riferimento a Rumata e in particolare quando il figlio del dio pagano Goran recita la poesia di Jurij Zivago: “S’è spento il brusio, Sono entrato in scena”.
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