La figura del Duca di Devonshire, uomo potentissimo nella seconda metà del XVIII secolo, è molto discutibile. Appare come un uomo duro, insensibile, devoto solo ai suoi cani e al desiderio di avere un figlio maschio. Quando sposa l’allora diciassettenne Georgiana Spencer, molto più giovane di lui, il suo unico pensiero è quello di generare un erede maschio. Malgrado sua moglie sia una donna bellissima e capace di influenzare le masse e ogni gentiluomo della sua epoca, il Duca sarà incapace di amarla accecato dal suo stesso potere. Il Duca risulta quindi un uomo vuoto, dispotico e cattivo, in balia di sé stesso e del suo orgoglio. Una figura assolutamente negativa perfettamente interpretato da un Finnes al meglio delle sue indubbie capacità. Non vi è un solo attimo in cui si venga spinti anche solo per un momento a cercare di comprenderlo. Disposto a vivere con l’amante sotto lo stesso tetto con la moglie, arriverà a negare a quest’ultima anche la possibilità di essere amata da un altro uomo in nome del suo potere, facendosi forza del fatto che fosse lui a comandare. La mescolanza di forza e fragilità di Georgiana nell’affrontare l’orrore di essere sua moglie non fa altro che enfatizzare l’aridità dell’uomo.
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