Durante l’epoca del muto, negli anni Venti del secolo scorso, si sviluppa in Francia, contestualmente al resto dell’Europa, un cinema d’avanguardia. Questo nuovo cinema fu strettamente legato alle correnti artistiche, tanto che spesso alla produzione di pellicole sperimentali si dedicarono proprio fotografi, scultori e pittori.
Una delle correnti artistiche principali dell’inizio del Novecento fu il Cubismo, nato ufficialmente nel 1907 con una grande mostra che, dopo la morte di Cézanne, espose capolavori di Pablo Picasso e paesaggi di Georges Braque. Il cubismo fu così denominato perché i pittori di questa corrente scomponevano i soggetti in tante piccole figure geometriche, rompendo con la tradizione della prospettiva e dando un’impressione di maggiore movimento, energia e tridimensionalità.
Tutto ciò si tradusse in un nuovo linguaggio cinematografico nell’abbandono della costrizione di raccontare una storia. I significati di una scena, talvolta ripetuta svariate volte nello stesso film e anche di seguito, mutavano in ragione di continui rallentamenti, accelerazioni, ritmi diversi. La pellicola divenne così una sorta di unione tra musica e immagini, dove la narrazione era abbandonata a favore del ritmo, come nell’opera di Fernand Léger, “Ballet mécanique” (1924).
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