“The Wolf of Wall Street” (2013) è un film dissacrante e realista. Come dovrebbe accadere quando si ha l’intento di dipingere una realtà fatta di eccessi, la pellicola mostra una serie di scene di sesso e utilizza un vocabolario non esattamente ortodosso. I contenuti sono stati ritenuti particolarmente inadeguati in diversi paesi che hanno sottoposto la pellicola a numerosi divieti da parte della censura di diversi paesi.
Negli Stati Uniti, l’ente di vigilanza sulle produzioni cinematografiche (Motion Picture Association of America) ha assegnato al film il visto R che ne vieta la visione ai minori di 17 anni non accompagnati da adulti. Scorsese dovette di fatto tagliare e modificare i contenuti più spinti sotto l’aspetto sessuale per evitare di ricevere un’autorizzazione ancor più severa che ne proibisse la visione ai minori di diciotto anni, sanzione che non riuscì comunque a evitare in Italia. Proprio in virtù delle scene di sesso, di quelle in cui i protagonisti fanno uso di droga e delle numerose parolacce, la distribuzione della pellicola è stata vietata del tutto in Malesia, Nepal, Zimbabwe e Kenya. La versione indiana venne poi ridimensionata in modo consistente; a Singapore solo poche sale lo proiettarono perché vietato ai minori di ventuno anni.
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