Si dice che il primo spettacolo cinematografico sia stato ciò che veniva osservato dal finestrino di un treno. Il treno è la mitologia del cinema ed oggi guardiamo film in treno. Non importa se spezziamo i film, non importa se per lunghi viaggi riusciamo a vederne due di fila, non importa se li guardiamo dal finestrino o da uno schermo retroilluminato. Ciò che conta è che, dai primordi ad oggi, in treno continuiamo ad andare al cinema. Una vasta, vastissima scelta ci attende. Viaggiare viaggiando.
Fratello dove sei? (Oh brother, where are thou?, 2000). Un’avventura, un viaggio, un film on the road ambientano intorno agli anni 30 del proibizionismo e della grande depressione statunitense. E lo fanno ispirandosi apertamente sin dalla prima didascalia-incipit all'Odissea di Omero. Nella loro personalissima Odissea, i Coen lasciano le loro tracce. La casualità estrema, gli omaggi alla leggente della cultura popolare (da Robert Johnson a Baby Fae Nelson), il grottesco, il surreale, lo straniante, finanche perturbante. Come tutto il cinema dei Coen, la pellicola è un inno all'avventura e punta il dito contro i poveri di spirito, verso tutti coloro che non si sanno divertire, che non sanno viaggiare e che si perdono il meglio della vita.
Dal momento che il cinema nasce viaggiando in treno e il cinema è tutt’ora un viaggio, perché non affrontare, in treno, un film sul cinema? Chacun son cinéma (Id.,2007) è un film ad episodi, composto da trentatre cortometraggi di circa tre minuti l’uno, concepito e prodotto per festeggiare i sessant’anno del Festival del Cinema d Cannes e dedicato alla memoria di Fellini. I trentatre episodi hanno come tema il cinema inteso come luogo fisico, ovvero la sala cinematografica, variamente declinata da trentacinque (considerando le coppie Coen e Dardenne) tra i migliori autori (Trier, Pollansky, Moretti, Kiarostami, Lelouch, Loach, Van Sant, Angelopolos ecc). Le differenti culture degli autori traducono in immagini il luogo dove avviene il sogno collettivo, chi privilegiando il ricordo personale con un pizzico di malinconia, chi ironizzando su fasti e nefasti di questo luogo così essenziale per il cinema. Il risultato è opera cinematografica sul cinema stesso e un piccolo viaggio antropologico. Da considerare inoltre la praticità di un film ad episodi, anche per pendolari. E gli episodi ci portano diretti all’ultimo consiglio da treno.
New York stories (Id., 1989), un altro film collettivo, un altro film da viaggio lungo o breve. Scorsese, Woody Allen e Coppola, dai temi della fisicità della creazione artistica con Lezioni di vero, la ricca e viziata società newyorkese, nella quale una bimba si ritrova a vivere in indipendenza in La vita senza Zoe, i classici temi edipici e psicanalitici in Edipo relitto. Un film piacevole, dalla perla di Scorsese al garbo del paradosso e del paradossale sovrannaturale di Allen. Debole e dal finale melenso l’episodio firmato Coppola. Che il viaggio reale sia deludente a confronto con il viaggio su celluloide? Nel 99% delle visioni, così è. Il rischio è alto ma correre questo rischio è la gioia più grande.
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