Luciana ha un fratello epilettico, Arturo, con il quale condivide una scelta di vita: entrambi comunisti, per via di un’impronta paterna, non accettano l’educazione ricevuta dalla società italiana, ancor di più romana, e si distinguono sin da bambini per la loro particolare voglia di cambiare il mondo. Sin dalla scena d’apertura è possibile comprendere la natura peculiare di Luciana, una bambina paffutella che, giunta in chiesa per ricevere la prima comunione, torna sui propri passi e si rifiuta di andare fino in fondo alla faccenda. L’inquadratura ha una sua strategia, poiché la bambina guarda dritto negli occhi del telespettatore, coinvolgendolo nella sua scelta coraggiosa sulle note di “Nessuno mi può giudicare”. Luciana e Arturo sono molto legati. Sin da bambini, hanno un loro rito: guardare le stelle stesi sul pavimento freddo del terrazzo di casa e sognare, un giorno, di poter essere lì su esattamente come i cosmonauti sovietici. Il film si apre e si conclude con la stessa sequenza; l’unica differenza è l’età: i bambini sono diventati ragazzi, ma i loro sogni e il loro affetto restano immutati.
“Cosmonauta” è il film di debutto per Susanna Nicchiarelli, per il quale ha ottenuto una candidatura per la miglior sceneggiatura ai premi del “Alabarda d'oro 2010” ed ha vinto sia il premio “Controcampo italiano” della 66ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia che il “Ciak d'oro 2010” per la miglior opera prima.
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