La storia si sviluppa fra le vie di Teheran, capitale dell'Iran, in costante crescita economica, sviluppo che si è avuto dal 1974, anno del primo grande shock petrolifero. Parti della pellicola sono state riprese anche per il resto del paese.
Farhadi nel 1998 si è laureato proprio all'Università della capitale in regia. Nel corso della sua carriera ha conseguito diversi riconoscimenti, quali l'Orso d'argento al Festival di Berlino nel 2009 il premio al miglior film narrativo al Tribeca Film Festival.
Teheran è il centro propulsore di una nazione che è stata attraversata da conflitti di gran spessore ed ha vissuto sul finire degli anni '90 una crescita quasi incontrollata. Quando ciò accade è normale che si sviluppino forti contraddizioni sociali interne ad uno Stato.
L'occhio cinematografico di Farhadi cerca di scandagliare, in particolar modo, è lo scontro tra la modernità laica e la persistenza di vecchie e consolidati retaggi culturali che il regista cerca di far trasparire: un Iran lacerata culturalmente dall'interno.
Farhadi rappresenta un nuovo modo di vedere il cinema, una poetica inedita, un qualcosa di teatrale, non solo nell'ispirazione, in quanto giunge quasi ad inglobare totalmente il grande schermo, svuotandolo dei suoi contenuti per servirsi dei suoi soli strumenti. E vedremo questo genere di pellicole col tempo dove potranno arrivare e se riusciranno ad inserirsi nella storia della cinematografia.
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