Non c’è dubbio che la pellicola cinematografica dei fratelli Coen abbia lasciato un solco nella storia del cinema sia per la sua fotografia innovativa sia per la sceneggiatura che rapisce l’attenzione fino all’ultimo istante. Quando si è di fronte ad un capolavoro di quella portata non è d’altro canto semplice riuscire a proporre una serie televisiva che tenga il passo del film. Anche grazie agli stessi Coen, produttori esecutivi delle due stagioni di Fargo (la serie), l’opera sul piccolo schermo (prese le dovute misure del caso) rende onore a quella cinematografica e sembra fissare la soglia dell’eccellenza per il settore delle produzioni tv.
In entrambe le stagioni la sceneggiatura mette in conto un numero equilibrato di colpi di scena che non lascia lo spettatore addormentato sulla poltrona ma nemmeno lo stordisce con inquadrature dinamiche in stile tarantiniano. In tipica tradizione Coen, lo spettatore si trova di fronte a personaggi comuni (impiegati frustrati, macellai succubi del matrimonio e casalinghe annoiate) capaci di gesti di efferata crudeltà e placida naturalezza.
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