Il termine melodramma sta ad indicare, letteralmente, il genere teatrale dell'opera musicale. Ma, visto che in lirica le storie in genere finiscono sempre in modo tragico, con lo stesso termine si indicano quei film che mettono in scena vicende ricche di pathos.
Il genere melodrammatico era più diffuso tra gli anni quaranta e cinquanta: in questo periodo infatti abbiamo moltissimi esempi. Si può citare "La figlia del vento" ("Jezebel") di William Wyler, con Bette Davis., girato nel 1938.
Al 1956 risale invece una pellicola diretta dal regista Douglas Sirk, "Come le foglie al vento" ("Written on the wind"), interpretato da Rock Hudson e Lauren Bacall, vincitore di un premio Oscar. Qui si mette in scena il confronto tra due uomini, il primo pigro e indolente, e il secondo onesto e lavoratore, che da amici diventano nemici.
Tra i migliori film melodrammatici, è doveroso citare il film di un regista italiano, Luchino Visconti. Si tratta di "Senso" (1954), la cui sceneggiatura è tratta da un soggetto di Camillo Boito.
Il grande cineasta francese Francois Truffaut si è pure cimentato con il genere melodrammatico, dirigendo nel 1962 "Jules e Jim", in cui si racconta di un torbido triangolo amoroso.
Il miglior melodramma in assoluto, però, può essere considerato "Splendore nell'erba" ("Splendor in the grass"), del 1961, diretto da Elia Kazan, che vinse un premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
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