“Io non so’ portata per le belle cose”. Una frase apparentemente senza speranza questa di Ramona, personaggio interpretato con grande sensibilità da Sabrina Ferilli ne “La Grande Bellezza”, discusso film di Paolo Sorrentino, uscito nel 2013.
Il film ha al centro Roma, ci parla di Roma, ci descrive Roma, attraverso gli occhi del suo protagonista, quel Toni Servillo/Jep Gambardella, giornalista quasi onnisciente e onnipresente che, dalla sua terrazza con vista sul Colosseo, organizza feste, vive al centro del bel mondo romano. Una Roma coi suoi vizi, i suoi salotti, la sua mondanità, la carica di eccesso che questa città, vera meta e metafora del mondo intero, gronda in ogni sua componente. Eccesso di arte, di storia, di cultura, che può stordire anche il turista più resistente e appassionato. Soprattutto una città decadente, profondamente corrotta, come nell’ultima fase dell’Impero romano d’Occidente.
Jep Gambardella si circonda di figure disastrate e disadattate, provenienti da un mondo in disfacimento; uomini e donne apparentemente benestanti, ma che nascondono storie di fallimenti, frustrazioni, sofferenza. E lui si muove fra essi apparentemente a proprio agio, imperturbabile, snob, cinico, impassibilmente narcisista. Niente sembra veramente smuoverlo, almeno finché non incontra Ramona.
Figlia di un suo vecchio amico “passato dalla cocaina all’eroina”, titolare di un locale notturno, Ramona fa la spogliarellista nello stesso locale; è un’odalisca, una mondana, oggetto del desiderio di uomini più o meno facoltosi. Uomini da cui ormai pare non aspettarsi più nulla. Così come, apparentemente, dalla vita.
Probabilmente è proprio una mondana come lei l’unica anima gemella possibile per un “uomo di mondo” come Jep Gambardella: nella breve parentesi amorosa che si sviluppa fra i due, Jep dimostra di avere un’umanità, un bisogno di intimità e di amore. E nel panorama di umanità decadente o decaduta di cui si circonda, Ramona è forse l’unica a tenergli veramente testa, l’unica figura carica di autenticità, di sensualità e ribellione, con tratti di similitudine ad Anna Magnani.
Non dura: l’amara scoperta è che Ramona consuma tutti i soldi che guadagna per curarsi da un brutto male, che se la porterà via in breve tempo, non senza aver lasciato una traccia sul nostro protagonista. E forse, quel suo atteggiamento di delusione nei confronti degli uomini e della vita, può essere visto a posteriori come una disperata spinta vitale, quasi a voler aggrapparsi con forza a tutte le spinte vitali più autentiche. Alla fine, a tirare le fila di tutto rimane solo una santa ultracentenaria.
Sabrina Ferilli si conferma un’attrice non banale: l’avevamo già apprezzata nei panni dell’avvocato Angela Guarnera, la compagna di Rosario Livatino ne “Il giudice ragazzino”; nei panni della sofferente moglie del marito vittima degli strozzini in “Vite Strozzate”; ha avuto un bel ruolo nel divertente “Ferie d’Agosto” di Paolo Virzì, senza contare la splendida e allucinata interpretazione di Daniela in “Tutta la vita davanti”, ancora con Virzì alla regia. Insomma, non una semplice soubrette, ma un’attrice vera, capace di infondere nei suoi personaggi una carica di bella umanità. Come nel caso di Ramona.
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