Il film Mandarini del 2013, scritto e diretto da Zaza Urushadze, narra la storia tragica e toccante, vissuta da due estoni, Ivo e Margus, che decidono di non abbandonare la loro terra nonostante imperversi in essa, una guerra fratricida.
Sin dalla fine degli anni ottanta, in Abcasia appunto, si crearono due fronti opposti e in feroce contrasto tra loro: i sostenitori della Repubblica socialista sovietica autonoma dell'Abcasia, e gli anti-sovietici, oppositori georgiani, che chiedevano l'indipendenza. La scintilla che provocò l’atroce guerra tra le due fazioni, ebbe inizio nel marzo del 1989, a Sukhumi, quando un gran numero di studenti georgiani proclamarono, attraverso la “dichiarazione di Lykhny”, la costituzione ufficiale di una Repubblica Socialista separata Sovietica. Iniziarono gli scontri tra abcasi e georgiani, e da un’apparente agitazione civile, si giunse ben presto a veri e propri combattimenti militari, provocando numerosi morti e centinaia di feriti. Fu inutile l’intervento delle truppe sovietiche per riportare l’ordine in città. Come inutile fu il tentativo, attraverso elezioni parlamentari democratiche, di ristabilire un equilibrio almeno legislativo: la vittoria di Zviad Gamsakhurdia, nel 1990, dissidente georgiano del Paese, non fece che aggravare la situazione, avendo preteso quest’ultimo, nel 1991, con il referendum popolare e la dichiarazione d’indipendenza formale dall’Unione Sovietica, lo sgombero immediato delle milizie russe dal territorio della nuova repubblica. Quest’atto fu considerato un vero e proprio colpo di stato e la politica del nuovo presidente, estremamente dura nei confronti delle altre minoranze etniche, non fece che accelerare i dissidi. Da entrambe le parti, indipendentisti e non, si ebbero atti atroci e disumani nei confronti della popolazione.
Ed è in questo violento scenario che prende paradossalmente forma, la grande umanità di Ivo (Lembit Ulfsak), costruttore di cassette in legno, e quella del suo vicino di casa Margus (Elmo Nüganen), coltivatore di mandarini. Di fronte a due soldati feriti, appartenenti ad opposti schieramenti, si spalancano le porte della loro casa, della loro saggezza, della loro bontà. E l'odio di una futile guerra, si trasforma magicamente in onore, cameratismo, rispetto, fratellanza, pace.
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