Film con la regia di Stefano Sollima e interpretato da Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini, Andrea Sartoretti e Roberta Spagnuolo.
Adattamento del testo omonimo di Carlo Bonini, è uno spaccato di società violenta, cruda e realistica quello che ci offre Sollima al suo debutto al cinema con ACAB, dopo tanta gavetta per la tv. Protagonisti di questa “scia di sangue legalizzata” sono quattro celerini, uomini in divisa che devono far rispettare l’ordine la domenica negli stadi e non solo, che devono rappresentare la giustizia dinanzi a tutti i disadattati ed emarginati dal diritto sociale, in una società sempre meno civile e che di giusto ha ben poco da offrire.
Sono loro, Cobra, Negro, Mazinga e più tardi il giovane Spina a mettere in riga con manganelli e soprattutto con tanta rabbia gli ultras domenicali. Lì dove la giustizia si fa “a porte chiuse” - perché chi le leggi le fa, di certo in quella realtà non le vive - loro si sostengono l’uno l’altro con un senso di fratellanza unico, che chi non veste quella divisa, e non prova quella rabbia, non può capire.
Perché più che di rabbia, si tratta di paura falsamente vestita da violenza. Si picchia, e lo si fa con forza, per paura di essere picchiati.
Un film che non ha alcuna pretesa di creare eroi, ma che ci riporta ciò che accade così com’è, agli spettatori resta giudicare o forse, ciò sarebbe quanto mai auspicabile, riflettere prima di dare un giudizio. Qui non ci sono vittime né carnefici, solo attori di vita vissuta quotidianamente!
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