Una vicenda dura e commovente, diventata un potente romanzo autobiografico finito tra i finalisti dello Strega e vincitore del Premio Strega Giovani. È Tutto chiede salvezza, il libro di Daniele Mencarelli trasformato da Francesco Bruni, Daniela Gambaro, Francesco Cenni e lo stesso scrittore in una serie tv per Netflix. Disponibile dal 14 ottobre in streaming sulla piattaforma, la dramedy è composta da sette episodi e schiera nel cast Federico Cesari (il Martino di Skam Italia), Andrea Pennacchi, Vincenzo Crea, Lorenzo Renzi, Vincenzo Nemolato, Alessandro Pacioni, Filippo Nigro, Raffaella Lebboroni, Ricky Memphis, Bianca Nappi e Flaure BB Kabore. Ma soprattutto porta sugli schermi un'incredibile storia vera.
Tutto chiede salvezza: storia vera dietro libro e serie tv
Pubblicato da Mondadori, Tutto chiede salvezza è la ricostruzione di un episodio accaduto in giovinezza a Daniele Mencarelli: una settimana durante il giugno del 1994, l'estate dei Mondiali di calcio negli Stati Uniti. All'epoca, appena ventenne, è sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio a seguito di una crisi di rabbia e tenuto nel reparto psichiatrico dell'ospedale Bambin Gesù di Roma.
I sette giorni di TSO, immaginati come il peggiore degli incubi, diventano un viaggio di scoperta e gli fanno guardare al mondo da un'altra prospettiva. Specie grazie alla amicizie improbabili che Daniele stringe con i suoi cinque compagni di stanza. "Tutto quello che ho raccontato è assolutamente auto-biografico. C'è ovviamente un elemento di traduzione in letteratura, ma la materia di fondo è assolutamente accaduta", rivela lo scrittore in un'intervista concessa a Luz.
Classe 1974, Mencarelli lascia l'università e comincia a lavorare come venditore di climatizzatori. Ma non è contento di quella maschera che indossa semplicemente per aderire al modello di suo padre e suo fratello. Lo scoppio d'ira avviene in seguito ad un incontro avvenuto a Cisterna di Latina, quando conosce un quarantenne uscito dal coma e ridotto allo stato di un bambino.
Tutto chiede salvezza, serie tv racconta Daniele Mencarelli
Mencarelli ha pure avuto un passato di tossicodipendenza. "Quello che uno trova dentro le sostanze – e credo che questo unisca le diverse esperienze – è un ottundimento. È come se la sostanza rendesse meno faticoso l'atto della vita, ammorbidendo tutti i motivi più disparati che portano fin lì: c'è chi ci arriva perché fugge da una famiglia che può essere l'inferno – e non fu il mio caso. Io sono stato salvato dalla mia famiglia", spiega sempre a Luz.
È anche per questo motivo che, sia nel libro che nella vita, Mencarelli non è tenero con i dottori. Il figlio Nicolò ha un disturbo dello sviluppo, inizialmente confuso dai medici con l'autismo. "Abbiamo toccato con mano di quanta insensibilità possa essere dotato un medico, come le prime dottoresse che diagnosticarono a Nicolò l'autismo con lo stesso tatto e gentilezza con cui si dovrebbe diagnosticare a dir tanto un raffreddore. Sotto questo aspetto medici e paramedici devono ricordare tutte le volte che la loro ordinaria amministrazione equivale al bene più grande che un essere umano abbia in dote: un figlio piccolo, l'amore più grande di una vita intera", racconta in un'intervista a Rai Easy Web.
Arrivato al suo terzo romanzo, Mencarelli ha composto una trilogia autobiografica al ritroso: dall'età adulta dell'esordio La casa degli sguardi all'adolescenza di Sempre tornare (il suo terzo libro è ambientato nell'estate del 1991, quando aveva 17 anni, al tempo della sua prima vacanza da solo con gli amici), passando per i 20 anni di Tutto chiede salvezza.
Foto: Netflix
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