In prima visione assoluta lunedì 25 febbraio su Rai1, La stagione della caccia è il terzo appuntamento televisivo della stagione con la grande letteratura popolare di Andrea Camilleri. Dopo il successo strepitoso dei due nuovi episodi di Montalbano, tocca stavolta al film tv diretto da Roan Johnson (il regista di Piuma, Fino a qui tutto bene e I primi della lista) e tratto dal romanzo omonimo dello scrittore siciliano, edito da Sellerio. L'intreccio di generi, come di consueto, è travolgente: Camilleri ha fuso il giallo con la commedia, il noir con la saga familiare per raccontare una società fondata su una nobiltà che si sta sgretolando.
La stagione della caccia: trama del film tv
Siamo nell'Italia del 1880, un Paese unito da un pezzo, dove i Borbone non sono che un pallido ricordo. A Vigata, però, il blasone conta ancora molto. E i più nobili fra i nobili sono i Peluso di Torre Venerina. Questa ricchissima e potente famiglia, però, comincia all'improvviso a essere decimata dai lutti.
I Peluso muoiono uno dopo l'altro, come prede di una battuta di caccia. E curiosamente l'inizio di questa inquietante e oscura mattanza coincide con l'arrivo a Vigata di un misterioso personaggio: Fofò La Matina (Francesco Scianna), un giovane farmacista figlio di Santo, un contadino che molti anni prima aveva lavorato come campiere proprio per i Peluso. C'entra proprio lui e la scomparsa di suo padre, geloso custode dei segreti di piante miracolose, “camperi” del marchese Peluso?
La stagione della caccia, attori e personaggi
Nel cast del film, prodotto dalla Palomar e sceneggiato da Camilleri con Francesco Bruni e Leonardo Marini, spiccano Miriam Dalmazio (la marchesina 'Ntontò), Tommaso Ragno (il despota Don Totò Peluso), Ninni Bruschetta (Padre Macaluso), Giorgio Marchesi (Emiliano Saint Vincent), Alessio Vassallo (Nenè Impiduglia) e Donatella Finocchiaro nel ruolo della marchesa Matilde.
“È stata una grande emozione interpretare una donna di Andrea Camilleri!”, ha detto l'attrice. “La base della storia è un capolavoro della letteratura, in cui c'è tutto: la comicità e il dramma insieme”.
“La bellezza del mio personaggio – ha spiegato invece Scianna – risiede nel fatto che non si riesca a comprendere del tutto. Ho cercato di non giudicarlo ma di leggere le sue ferite. È come se fosse un eterno spettatore della vita, un testimone”.
“Il romanzo di Camilleri – ha commentato Johnson – ha un'originalità e una profondità che mi hanno conquistato. Racconta una Sicilia diversa, reinventata: una terra contraddittoria che contiene una lettura di tutta l'Italia”. Riuscirà ad eguagliare gli ascolti di Un diario del '43?
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