Pierfrancesco Diliberto, Pif, per gli amici ha un posto speciale nel suo cuore per Il Testimone, il programma che in un certo senso lo ha lanciato. A partire da venerdì 20 gennaio, Il Testimone (stagione 7) torna con una nuova edizione
Dieci puntate, ma sempre lo stesso format: il nostro Pif, armato di una telecamerina portatile, da solo, va alla scoperta con le sue interviste di temi che per la cronaca normale non esistono. Ecco cosa ha rivelato a Vanity Fair!
«Io non faccio il giornalista. Io solo prendo un tema, ci lavoro sopra e faccio un video di quello che mi succede mentre lo faccio: nel Testimone c'è tutto, o quasi, senza finzioni. Diciamo che per il 95% è tutto vero.
Poi c'è un po' di televisione, di artificio. Ma poca roba. Il Testimone sono io con la mia telecamerina e basta. Niente filtro, niente paracadute. Per questo, per certi aspetti, è facile fare Il Testimone: semplicemente faccio il filmino di quello che mi succede»
Per la prima volta nella storia del programma, la gente lo riconosce per strada:
«Questa edizione del Testimone a differenza delle altre è stata fatta da un Pif ‘famoso’, è stata la prima in cui la gente mi riconosceva, sapeva chi fossi e, in qualche modo, voleva fare bella figura perchè' c'ero io. E in qualche modo, anche se mi dispiace, sono diventato un po' ingombrante e questo forse ha falsato un po’ la realtà».
Queste serie conta 10 puntate, la sua preferita è stata senza dubbio quella dove va alla scoperta degli arbitri:
«Noi conosciamo quelli famosi, che arbitrano in serie A. Ma ce ne sono tantissimi, nelle mille divisioni del calcio di provincia, che si prendono badilate di insulti, di ogni tipo, indipentemente da quello che fischiano o non fischiano, che si fanno un mazzo così da una parte all'altra del campo e che non prendono una lira. E magari, come il liceale che ho incontrato, il giorno dopo hanno anche un'interrogazione a scuola. Ma chi glielo fa fare?».
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