Compie 25 edizioni e quasi 50 anni il Fespaco (Festival Panafricain du Cinéma) di Ouagadougou. La capitale del Burkina Faso è stata anche, e in misura minore continua a esserlo, la capitale del cinema dell'Africa sub-sahariana. In uno dei paesi più poveri del continente, e non solo, alla fine degli anni Sessanta un gruppo di addetti ai lavori si radunò motivato dall'esigenza di mostrare sugli schermi africani i film realizzati dai registi locali e non solo i prodotti del più basso consumo esportati dall'Occidente o dall'India. Era il novembre del 1968 e fu il primo, decisivo passo verso la costruzione del Fespaco, che di lì a poco sarebbe diventato l'appuntamento irrinunciabile per il mondo del cinema africano. Vi partecipano i più grandi cineasti. In palio, dal 1972, per il vincitore c'è l'Etalon de Yennega, una statua che raffigura un cavallo montato da un giovane con una lancia e si ispira a un episodio dell'XI secolo durante il Regno Mossi, ovvero un cacciatore che salvò la principessa Yennega domando il cavallo ribelle della giovane. Nel 1979 il Fespaco si fece biennale. Una svolta decisiva la diede Thomas Sankara nei suoi cinque anni di presidenza (dal 1983 al 1987, anno in cui venne assassinato). Il presidente rivoluzionario, che cambiò in Burkina Faso (che significa "Paese degli uomini integri e degni di rispetto") il nome coloniale Alto Volta, sostenne il festival con determinazione, rendendolo una grande festa popolare. Un festival e una festa che, dal 25 febbraio al 4 marzo 2017, tornano ancora una volta in primo piano.
Quella che si respira per le strade di Ouagadougou nelle giornate del festival è un'atmosfera unica perché il Fespaco coinvolge non solo i numerosi ospiti ma l'intera popolazione, si pensi all'inaugurazione nello stadio di calcio gremito di gente per assistere a un evento fatto di canti, danze, sfilate sotto il sole che picchia implacabile. A contendersi l'Etalon de Yennega 2017 ci saranno ventidue film in rappresentanza di quindici paesi. Il grande favorito è il bellissimo Félicité di Alain Gomis (Gran Premio della giuria al festival di Berlino 2017), storia della vita ardua e fiera di una donna a Kinshasa. E, come da pronostico, il film di Gomis si è aggiudicato l'Etalon d'or (oltre al premio per il miglior sonoro). Tra gli altri titoli, da segnalare Wulu, opera prima del regista del Mali Daouda Coulibaly, un noir dove i personaggi sono coinvolti in un traffico sempre più internazionale di cocaina e in una scala di corruzione che condurrà il protagonista a un gesto tragico pur di sfuggire a quel modo di vivere. Ibrahim Koma ha vinto il premio per la migliore interpretazione maschile.
Il cinema delle Afriche sarà poi in primo piano, dal 19 al 26 marzo 2017, al festival del cinema africano, d'Asia e America Latina di Milano, giunto alla ventisettesima edizione e dedicato alle cinematografie dei tre continenti. Ma l'Africa continua ad avere un posto di rilievo in questa manifestazione nata nel 1991 per fare conoscere il cinema del continente africano, e per lunghi anni riservata solo alle sue molteplici suggestioni creative. Il film d'apertura, in anteprima italiana e alla presenza del regista, sarà I Am Not Your Negro dell'haitiano Raoul Peck. Presentato al Sundance 2017 e al festival di Berlino 2017, I Am Not Your Negro compete agli Oscar di domenica 26 gennaio 2017 nella categoria riservata ai documentari. Sarà poi distribuito in sala e in dvd da Wanted/Feltrinelli Real Cinema.
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