Era il 29 giugno del 2006 quando per la prima volta nei cinema veniva distribuito “Il Diavolo veste Prada”, film che in Italia arrivò solo nel mese di ottobre. Pellicola diretta da David Frankel e ispirata dal romanzo di Lauren Weisberger.
Il Diavolo veste Prada è il personaggio di Miranda Priestly, nei cui panni si è calata magistralmente Meryl Streep, ma è anche Andy Sachs, la splendida Anne Hathaway, catapultata in un mondo talmente distante dal suo. Un mondo che la mette in difficoltà ma nel quale lei si destreggia, venendo quasi rapita: ma come nelle favole a lieto fine, anche in questo caso a vincere è la semplicità del suo vero mondo.
Sceglie il suo Nate, nonostante i tentativi del biondo scrittore Christian Thompson, interpretato da Simon Baker. Al centro c'è soprattutto il mondo dorato della moda. Prada, Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood, Jimmy Choe, Yves Saint Laurent, camei d’eccezione delle modelle Gisele Bundchen e Heidi Klum.
Un budget di 41 milioni di dollari per un incasso che invece fu di 326 milioni: due nomination all'Oscar e un Golden Globe per Meryl Streep.
Un film che funziona perché tutti gli elementi lo rendono allo stesso tempo armonico, divertente, serio, brillante. La cattiveria di Miranda, l'ingenuità di Andy, senza dimenticare l'eleganza di Nigel né l'esaurimento di Emily: il rapporto buoni-cattivi è alleggerito dall'evidente comicità dei tratti di alcuni personaggi.
Ed ecco perché ad ogni battuta di Miranda che battuta non è il sorriso diventa quasi una risata, in un crescendo che culmina nel finale, quando Andy sbatte la porta in faccia ad un mondo di cui riesce a prendersi gioco in un rovesciamento dei ruoli che finalmente è compiuto. Andy che aveva sacrificato la sua vita privata per il lavoro ha il coraggio di tornare indietro: il messaggio più importante da cogliere e da mettere in pratica.
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