Negli anni Trenta, in Francia, il cinema può essere considerato la diretta trasposizione su pellicola del realismo poetico. Molti scrittori e poeti dell’epoca, infatti, furono anche sceneggiatori e registi, che collaborarono sempre strettamente tra di loro. I nomi sono pochi ma estremamente significativi: Jean Renoir, Marcel Carné, Jacques Prévert, Henri Jeanson, Charles Spaak, Jean Grémillon, Julien Duvivier, Jean Aurenche.
Il regista che diede formalmente inizio al realismo poetico cinematografico fu Feyder con il film “Pensione mimosa” (1934). Il cinema francese di questo periodo raccoglierà e sintetizzerà molteplici influenze: la tradizione realista -con i suoi corrispettivi letterari: naturalismo e populismo-, il surrealismo e l’espressionismo.
Il realismo poetico cinematografico, dai toni tragici, nasce e si sviluppa in concomitanza con il Fronte Popolare in Francia. Produzione cinematografica ed eventi storici sono inestricabilmente legati. Questo cinema, infatti, traduce indubitabilmente l’angoscia dello spirito dell’epoca: quello di una Francia povera, provata, periferica, ostile alla guerra e alla sua follia. È un cinema essenzialmente popolare che fa della persona comune un eroe e si serve di questa figura per denunciare la crisi che pervade la società.
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