Benché molti cinefili abbiano cercato di conferire un genere diverso dal fantascientifico al celebre film “Donnie Darko”(2001), la sua particolare caratteristica risiede proprio e soprattutto nella struttura narrativa che lascia il pubblico a ragionare sul come e sul quando si siano svolti gli eventi. Infatti Donnie (Jake Gyllenhaal) è un ragazzo con gravi disturbi mentali non molto evidenti nella sua sfera sociale, ma ben noti allo spettatore perché essi, in qualche modo, saranno utili a guidarlo nel suo “viaggio nel tempo”.
Donnie sfugge alla morte perché la notte in cui il motore di un aereo cade sulla sua casa e, molto più precisamente sulla sua stanza, una voce lo invita a seguirla; si tratta di Frank, un ragazzo travestito da coniglio che gli darà delle indicazioni ben precise, fino a giungere al giorno in cui i due si incontreranno realmente e non sotto forma di allucinazione. Il fatto che durante il film molti personaggi sono destinati a morire, il mistero che gira intorno alla “fine del mondo di Donnie” si fa più interessante. Anche la scoperta del libro “La filosofia dei viaggi del tempo” della vicina pazza, Roberta Sparrow, creano l’illusione che all’interno della storia esista qualcuno di più consapevole della gente normale. Se volessimo attribuire un ruolo a Donnie all’interno delle vicende narrate, egli potrebbe benissimo essere il risolutore del loop temporale e il salvatore di tutti coloro i quali sarebbero morti in quest’arco di tempo.
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