Spetta al giovane Edward mani di forbice dare prova di ingegno e creatività per farsi considerare utile e “artisticamente” apprezzabile in un ambiente di cittadini “civili e normali”, e proprio per questo “piccoli e mediocri”. Le mani di forbice di Edward sono quanto resta di un esperimento con cui uno scienziato – improbabile sia per talento che per materia – intendeva creare un essere umano fatto di carne e sentimenti, ma al quale non riesce a completare proprio le mani.
La disgrazia di Edward è il simbolo di una scelta con cui l’umanità “normale” deve confrontarsi: integrarne la sua “diversità” assimilando gli elementi positivi e costruttivi – in questo caso sono rappresentati dalle forbici che Edward utilizza per forgiare forme e oggetti straordinari –, oppure escluderlo definitivamente dalla società mettendo in evidenza una “difformità” insanabile, senza considerare i suoi diritti o i suoi sentimenti, quest’ultimi di gran lunga superiori alla media. La comunità, rappresentata dalla ricca periferia americana che vive chiusa in se stessa e si logora nella solitudine di una “normalità” falsa e monotona, sceglie l’esclusione dimostrando così di non avere alcuna pietà per chi non corrisponde ai modelli di una società tanto ipocrita, quanto spietata.
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