La cinematografia mondiale, dal dopoguerra in poi, si è sempre occupata dello sterminio degli ebrei, raccontando alcune delle storie che accaddero in quegli anni terribili. A volte, il punto di vista è proprio dal di dentro, ovvero viene narrato il modo in cui si cercava di sopravvivere nei campi di concentramento, o in quelli di sterminio.
Il primo che sicuramente viene alla memoria è "La vita è bella" (1997) di Roberto Benigni. Eccezion fatta che per i primi minuti di film, l'azione è tutta ambientata all'interno di un campo di concentramento, dove una famiglia è stata divisa: da una parte la madre e dall'altra padre e filgio. Il bambino è l'unico dei più piccoli a sopravvivere, perchè suo padre riesce a nasconderlo fino alla fine, fino a quando arrivano gli Alleati e i Tedeschi fuggono.
"Jona che visse nella balena" è un altro film italiano, diretto nel 1992 da Roberto Faenza. La storia raccontata è quella di un bambino ebreo che vive ad Amsterdam, ma che viene deportato con la sua famiglia nel campo di Bergen-Belsen, e delle atrocità cui deve assistere, non ultime la morte di suo padre e di sua madre.
"Fuga da Sobibor" è un film per la televisione del 1987, diretto da Jack Gold ed interpretato da Rutger Hauer. La vicenda narrata si ispirara ad un episodio realmente accaduto, ovvero la fuga di circa trecento prigionieri ebrei dal campo di sterminio di Sobibor, che si trova in Polonia.
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