Le immagini in movimento sono sempre state il mezzo ideale per narrare la violenza dell'uomo, le lotte e le guerre. Ma di questi temi il cinema ha raccontato anche l'aspetto più capitalista: il traffico delle armi. E lo ha fatto, fin dagli anni settanta, in modi molto diversi: eccone cinque esempi.
Finché c'è guerra c'è speranza (Alberto Sordi, 1974) narra le vicende di Pietro Chiocca, semplice commerciante milanese, che abbandona la vendita di pompe idrauliche per dedicarsi ad un mercato più remunerativo: le armi.
Il gioco degli avvoltoi (James Fargo, 1976) è un racconto romanzato degli intrighi tra diplomatici e contrabbandieri di Stato per il rifornimento americano di armi ed elicotteri da guerra al governo della Rhodesia, nonostante in veto delle Nazioni Unite.
Air America (Roger Spottiswood, 1990) vedei Robert Downey Jr. e Mel Gibson nelle vesti di due piloti mercenari, contrabbandieri di armi per conto della CIA, che vengono coinvolti in traffici di droga e cospirazioni internazionali.
Jackie Brown (Quentin Tarantino, 1997) è un'hostess che arrotonda lo stipendio lavorando per un contrabbandiere. Dopo il suo arresto finisce per rimanere incastrata nelle lotte tra la polizia statunitense e i mercanti d'armi.
Lord of War (Andrew Niccol, 2005), ispirato alle vite di due grandi trafficanti realmente esistiti, è il racconto personale di Yuri Orlov (Nicolas Cage) e della sua ascesa nel commercio illegale d'armi a partire dagli anni Ottanta.
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