“La ragazza senza nome” (2016) è l'ultima fatica dei fratelli Dardenne, che in questa pellicola mostrano tutta la loro maestria e si ergono a rappresentanti del neo-realismo europeo. Purtroppo, come spesso accade quando un autore o un artista si adegua a un genere specifico, il loro stile è diventato freddo e, per dir così, “apatico”. Eppure la vicenda narrata è degna di nota: la vicenda, infatti, vede protagonista la giovane Jenny Davin (interpretata da una bravissima Adèle Haenel), una dottoressa che, una sera, rifiuta di prestare soccorso a un misterioso individuo, salvo poi scoprire il mattino seguente che la persona cui lei ha rifiutato di prestare soccorso è morta. Da quel momento parte tutta la vicenda, volta a identificare la giovane ragazza deceduta in circostanze misteriose: lo spettatore è trascinato quasi di prepotenza nell'intimità della protagonista e, con lei, compie un percorso di indagine interiore.
L'ambientazione del film è quella della nostra contemporaneità, perché ciò che più interessa ai Dardenne è riuscire a sviscerare le più intricate trame che muovono la nostra società. Scopo dei due fratelli è mettere in luce le nostre contraddizioni, emerse quando la tranquillità post-modernista è venuta vacillando a seguito dell'apertura del nostro mondo (esteriore e interiore) a molti “pericoli”. Che poi questi pericoli siano veri o immaginari è irrilevante.
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