Zara Urushadze scrive e dirige nel 2013 Tangerine, film che racconta la storia di Ivo, un falegname estone che, dopo aver rifiutato di abbandonare la propria casa durante la guerra georgiano-abcasa, si ritrova a prendersi cura di due soldati feriti appartenenti ai due diversi schieramenti.
Il background storico della pellicola è proprio questa guerra scoppiata per motivazioni etniche derivanti dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991. Infatti, sebbene l’ostilità fosse sorta già nel 1989, divenne molto più violenta proprio negli anni 1991-1993.
La guerra vide opporsi da un lato le forze del governo georgiano, dall’altro quelle separatiste del gruppo etnico caucasico degli Abkha, in lotta per l’indipendenza dell’Abkhazia (regione che si trova tra la costa est del Mar Nero e il sud-ovest del Caucaso). Atrocità e violazioni di diritti umani furono protagonisti della guerra; come in ogni scontro armato, migliaia di persone furono uccise ed altre risultarono e risultano tuttora scomparse. Il conflitto portò ad un danno finanziario, umano e psicologico significativo ed è proprio quest’ultimo il punto di vista prescelto dal regista, che decide di portare avanti un’indagine introspettiva su cosa significa essere persone e in definitiva su cosa vuol dire essere umani. Il film si è giustamente guadagnato diversi premi ed è anche stato candidato agli Oscar e ai Golden Globes, merito del suo profondo valore intrinseco e del suo messaggio universale.
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