The Girlfriend Experience, ovvero la vita di una escort nella New York dei giorni nostri.
L'idea di Steven Soderbergh, premio Oscar nel 2001 per Traffic, riprende per molti versi il discorso che nel 1991 aveva lanciato Ken Russel con Whore e cioè una sorta di docu-fiction che riprenda da vicino la vita di una donna che vende sé stessa e il proprio corpo, così da sdoganare qualsiasi luogo comune in merito, nonché allo stesso tempo sollevare diverse riflessioni.
Chelsea frequenta molti uomini ricchi di Manhattan e parallelamente al suo business vive una relazione stabile con un uomo che conosce la sua occupazione.
La ragazza non è una semplice prostituta ma piuttosto una compagnia a pagamento per i suoi clienti, con i quali esce a cena o al cinema o semplicemente scambia opinioni e confidenze, spesso terminando l'incontro con rapporti sessuali ma non sempre.
Tutto questo e molto altro è ciò che Chelsea racconta di sé stessa in prima persona, ad un'amica e ad un giornalista che sta facendo un reportage su di lei.
Certo, si tratta chiaramente una questione di soldi, di lavoro, ma può una donna restare insensibile al fascino di un cliente con il quale ha avvertito una connessione?
O indifferente alla competizione con le “colleghe”?
Può un uomo amarla e rispettare le sue scelte allo stesso tempo? Molti gli interrogativi che Soderbergh ci pone davanti, senza però infine fornire una risposta.
Quello di Chelsea è un mondo complesso, ricco di sfaccettature e certamente un film simile non potrebbe agilmente essere racchiuso in un finale esaustivo.
Nei panni di Chelsea, una Sasha Grey inedita, al debutto fuori dal mondo della pornografia e che naturalmente si trova molto al suo agio nel ruolo.
Quello che però traspare dal personaggio della Grey non si discosta molto da quello che è possibile ricavare in un qualsiasi altro documentario sulle escort: donne all'apparenza soddisfatte e serene della propria scelta ma fragili e bisognose d'amore e di certezze, se ben si riesce a grattare sotto la superficie e togliere loro la maschera di apparente sicurezza.
D'altronde, come la stessa protagonista rivela al giornalista «i clienti non vogliono che sia me stessa, altrimenti non mi pagherebbero».
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