Il film “Morte a Venezia” (1971) è giustamente ritenuto un cult della cinematografia mondiale per tutto il complesso di attività, produzioni e attori che hanno partecipato alla sua realizzazione. La storia è intrisa di un profondo intimismo e di una pacata drammaticità che solo quei luoghi nebbiosi e sospesi della laguna veneziana, apparentemente immota, potevano rappresentare così bene. Il tema non è un amore impossibile – quello di un uomo anziano con un fanciullo efebico – ma una morte annunciata e la difficile rinuncia ai piaceri della vita che, se non accettata, diventa caricatura e squallida decadenza. Per questi temi e per tutto il lavoro magistrale che ne è scaturito, il film ha avuto innumerevoli riconoscimenti, a partire dall’eccellente regia di Luchino Visconti con il David di Donatello, il Globo D’oro e il Nastro d’Argento, quest’ultimo assegnato anche alla migliore attrice non protagonista – Silvana Mangano -, alla migliore fotografia - Pasqualino De Santis – e ai migliori costumi - Piero Tosi -. Alla fotografia e ai costumi è andato anche il premio BAFTA, di cui è stato insignito anche Ferdinando Scarfiotti per la scenografia.
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