È davvero una brutta vicenda quella che sta vivendo la famiglia del regista milanese Tinto Brass, iconico autore di tanti celebri film erotici. Dopo aver subito un ictus, i figli di Brass ritengono che il padre non sia più in grado di gestire il patrimonio personale e che questo, in qualche modo, possa andare depauperato e disperso. Di mezzo anche un matrimonio malvisto dai figli di Tinto Brass e il controverso ruolo della moglie, l'ex-avvocato Caterina Varzi. La vicenda è finita in tribunale.
Tinto Brass: il matrimonio con Caterina Varzi non è ben visto dai figli del regista
Tutto nasce il 13 settembre 2017, quando il figlio di Brass, Bonifacio, presenta un'istanza dopo il matrimonio del padre con l'ex-avvocato cinquantasettenne Caterina Varzi. Un matrimonio mai visto bene dai figli del regista, forse è proprio qui che sta la reale causa della vicenda familiare e giudiziaria. A marzo di quest'anno è arrivata la decisione del giudice che ha dato seguito all'istanza del figlio, nominando però paradossalmente e a sorpresa proprio la moglie Caterina Varzi come amministratore dei beni di Brass. Una decisione che, pare, abbia scontentato tutti i coinvolti nel caso.
Brass e la moglie, ad ogni modo, hanno deciso di fare ricorso contro la decisione del giudice, perché hanno più volte sottolineato a mezzo stampa che Tinto è assolutamente in grado di gestire il proprio patrimonio. La moglie, nel frattempo, ha comunque accettato l'incarico per evitare, a sua detta, l'intrusione di estranei nelle questione economiche del marito.
Tinto Brass: in tribunale contro i figli, per l'avvocato del regista non esiste nessun patrimonio
I coniugi Brass hanno nominato un proprio avvocato e dato mandato di ricorrere alla Corte d'appello per presentare reclamo. E proprio dall'avvocato nominato da Brass e Varzii arriva una dichiarazione che getta un'ulteriore cattiva luce sull'intera vicenda. Secondo il legale di Brass, l'autore di film come Caligola e La Chiave con Stefania Sandrelli, non avrebbe poi chissà quale patrimonio da sperperare. Pare che, infatti, Tinto Brass viva in una casa di proprietà a Roma e per il resto tiri avanti con una modesta pensione e scarni diritti d'autore derivanti della sua carriera cinematografica.
Si tratta, secondo l'avvocato, di una cifra che si aggira intorno ai 30.000 euro annui, non certo una somma da capogiro. Nel frattempo, mentre gli avvocati e le corti fanno il loro lavoro, Brass si paragona nelle interviste a Sofocle, drammaturgo greco che fu portato in giudizio dai figli all'età di 90 anni. Sofocle vinse la sua battaglia, sarà così anche per Tinto Brass?
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