Negli anni Novanta, quando le reti satellitari erano agli albori e ancora non c'erano le piattaforme di streaming, com'era la vita dei dipendenti di un negozio della catena di videonoleggio più famosa al mondo? Lo racconta Blockbuster, la spassosa serie tv che debutta su Netflix giovedì 3 novembre. Il protagonista è Randall Park nei panni di Timmy Yoon, il manager dell'ultimo punto vendita rimasto aperto dopo l'acquisto della società da parte di Viacom e il successivo fallimento. Nonostante la forte crisi, Timmy tenta in tutti i modi di sopravvivere e garantire una stabilità ai dipendenti Eliza (Melissa Fumero), Carlos (Tyler Alvarez), Hannah (Madeleine Arthur), Connie (Olga Merediz) e Kayla (Kamaia Fairburn), ognuno di loro alle prese con i propri guai.
Blockbuster: serie tv Netflix si basa su una storia vera?
La storia di Blockbuster è di finzione, frutto della fantasia della creatrice Vanessa Ramos (già nella writers' room di Brooklyn Nine-Nine), ma la comedy si ispira a quanto accaduto davvero negli ultimi anni di vita dello storico colosso del videonoleggio. Lanciato nel 1985 a Dallas, in Texas, dall'imprenditore David Cook su suggerimento della moglie cinefila, Blockbuster è un successo immediato in un settore come quello dell'home video e del videonoleggio ancora tutto da scoprire.
Cook aspetta il 1987 per vendere un terzo della società alla holding Waste Management. La cifra della cessione è stellare: 18,6 milioni di dollari. La leadership passa nelle mani dell'azionista Wayne Huizenga che fa aprire un nuovo punto vendita ogni 24 ore e soprattutto compie un'opera di acquisizione di tutti i rivali che garantisce a Blockbuster il monopolio del settore. Quando la potente media company Viacom decide di rilevare la catena per 4,8 miliardi di dollari, anche Huizenga molla e comincia il lento declino dell'azienda.
Nel 2004 Blockbuster conta ancora 9.000 store, 84.000 dipendenti e ricavi per 5,9 miliardi di dollari, ma non ha fatto i conti con la concorrenza di network via cavo, grandi distributori che fiutano l'affare e cominciano a mettere sugli scaffali i DVD dei film a prezzi stracciati, e soprattutto delle emergenti piattaforme streaming di video on demand. La bancarotta di Blockbuster avviene il 23 settembre 2010 e tre anni dopo, nel novembre 2013, l'azienda televisiva che l'ha rilevata promettendo di appianarne i debiti, Dish Network, annuncia la chiusura degli ultimi 300 negozi rimasti aperti negli Stati Uniti.
Blockbuster, ultimo negozio esiste davvero: è a Bend, Oregon
L'ultimo Blockbuster del mondo, quello a cui si ispira la serie Netflix, si trova a Bend, cittadina di poco meno di 100.000 abitanti nell'Oregon: è conosciuto da tutti come The Last Blockbuster. La manager che lo gestisce si chiama Sandi Harding e il suo punto vendita ha resistito anche quando hanno chiuso i due negozi superstiti in Alaska e lo store di Morley, in Australia. Nella realtà, gli affari del Blockbuster di Bend vanno più che bene: questo luogo è diventato un punto di ritrovo per chi ha nostalgia degli anni Novanta e vuole "disintossicarsi" dal proliferare di piattaforme e servizi streaming.
Harding cavalca questa tendenza e oltre a noleggiare DVD, Blu-ray e VHS, vende merchandising a tema (cappellini, maglie, spillette, calzini col motto Be Kind Rewind!), attira turisti da ogni parte degli States e riceve persino prenotazioni su Airbnb per trascorrere nottate nello store a guardare film cult in videocassetta. Tra i dipendenti del negozio figura pure suo figlio, proprio come il personaggio di Kayla Scott nella serie. La sua storia è così curiosa e avvincente che, prima ancora della comedy Netflix, è stata raccontata da un documentario di Taylor Morden, intitolato appunto The Last Blockbuster.
Foto: Ricardo Hubbs/Netflix
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