Ieri sera sono passati i primi due film al RIFF, Mi chiamo Maya di Tommaso Agnese e il greco A Blast di Syllas Tzoumerkas.
Mi chiamo Maya segna il debutto, opera prima, del regista Tommaso Agnese e racconta una storia atipica per le produzione nostrane. Niki, sedici anni, e la sua sorellina Alice rimangono orfane della madre, il fatto è che sono figlie di padri diversi e solo quello di Niki è disposto a caricarsi dell’ingombro di sua figlia ma non di Alice. Ecco che per le due sorelle, che vogliono rimanere assieme perché sono una famiglia, l’unica che riconoscono, decidono di fuggire e si sottraggono all’amministrazione dei servizi sociali.
Ma il loro viaggio on the road non le porta lontano, tutto si consuma girando per Roma, una Roma periferica, adescatrice e ambigua fatta di anfratti e riserve umane di tutte le specie: festini, locali notturni, tentativi di adescamento.
Tommaso Agnese ha una solida esperienza da documentarista che riversa in questo suo primo film che mette al centro del racconto l’adolescenza e le descrizione dell’universo giovanile che è rappresentato come puro stato liquido, tutto in movimento e nessuna destinazione, anzi, gli incontri diventano sempre più occasionali e superficiali dove niente sembra poter avere un futuro.
E se l’assenza degli adulti è ben visibile nel film i pochi che appaiono non sono da meno di quei giovani che dovrebbero salvare, una su tutti l’assistente sociale, interpretata da Valeria Solarino, anche lei incapace di esercitare in maniera concreta la sua professione.
A Blast, di Syllas Tzoumerkas è un film che parla della crisi economica che ha investito la Grecia e lo fa senza andare alla ricerca di metafore o allegorie, anzi, il regista greco va dritto al punto e lo fa raccontando la storia di Maria, una donna bionda che viene presentata fin dalla sequenza iniziale in fuga.
La storia del film si muove avanti e indietro mostrando la vita di Maria prima della crisi e il tracollo successivo: da avvenente ragazza frequentatrice di spiagge, al matrimonio con Yannis, all’arrivo di tre figli, alla gestione del negozio dei genitori. Poi la crisi che è economica ma per le persone che ne sono travolte è anche crisi esistenziale. C
osì Maria è sempre sul punto di esplodere (il blast del titolo) ma è anche una donna fortemente passionale. Così ritorniamo alla scena iniziale del film, quella di apertura, con Maria in fuga proprio dalla polizia che la sta inseguendo, il motivo non può essere, giustamente, rivelato qui ma va visto poiché è la risposta di Maria alla sua infelicità.
A cura della redazione
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