Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2023, Rapito di Marco Bellocchio ha incassato quasi 460.000 euro al botteghino nel primo fine settimana nelle sale italiane. Un ottimo risultato, nonostante la stampa cattolica stia aspramente criticando il film che ricostruisce lo spinoso e controverso caso di Edgardo Mortara, il bambino ebreo bolognese battezzato dalla domestica di famiglia all'insaputa dei genitori, rapito dai soldati di Pio IX e portato a Roma per essere educato alla fede cattolica.
Rapito, film di Bellocchio criticato dai cattolici
La sceneggiatura di Rapito, scritta da Bellocchio con Susanna Nicchiarelli e basata sul libro Il caso Mortara di Daniele Scalise edito da Mondadori, ha causato non poche polemiche. Agostino Giovagnoli, professore ordinario di Storia contemporanea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, parla sull'Avvenire di "improbabili attualizzazioni" fatte dal maestro di Bobbio e scrive che "ogni cosa va giudicata nel contesto in cui si è svolta e tenendo conto delle mentalità dell'epoca".
A fare chiarezza è intervenuta Marina Caffiero, professoressa di Storia moderna all'Università La Sapienza di Roma. Raggiunta dall'Ansa, la storica rivela che le polemiche sollevate da Rapito l'hanno sorpresa.
Sono d'accordo con quanto ha scritto il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, in un commento di oggi su Repubblica, che appare molto preoccupante e stupefacente questa critica da parte di alcuni settori del cattolicesimo al film, e la difesa d'ufficio di Pio IX. Soprattutto per le motivazioni che vengono date, secondo le quali Bellocchio avrebbe adulterato la realtà delle cose. Io ho visto il film e non mi risulta assolutamente.
Marco Bellocchio, Rapito è "misurato" e non "anticattolico"
Caffiero reputa Rapito persino "molto misurato" perché "i battesimi forzati sono ingiustificabili non solo sul piano morale ma anche teologico". La storica non ravvede nel film un attacco diretto alla Chiesa cattolica.
Credo che Bellocchio sia stato anche prudente, ad esempio nella rappresentazione del rapporto fra il bambino e il Papa. Nel film si vede come il rapimento possa aver generato nel bambino dei traumi ma il regista registra semplicemente quello che è avvenuto, anche quando si mostra Edgardo che non vuole tornare in famiglia dopo il 1870. È quanto effettivamente accaduto: il ragazzo, ormai formato ed inserito nelle strutture della Chiesa, ormai si sente estraneo alla sua casa.
A differenza di Bellocchio e Nicchiarelli, Marina Caffiero sul tema dei rapimenti ha trovato delle storie che definisce "terribili".
C'era un enorme lavoro sul far aderire questi bambini alla fede cattolica causandogli anche grandi malesseri. A questo allora non si badava ma oggi è un tema che scuote. Forse il turbamento che vedere questi fatti causa negli spettatori fa un po' paura ma sono vicende reali che hanno inciso sulla carne delle persone. Il film non mi pare né esagerato né anticattolico.
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