La pellicola ruota intorno ad un personaggio a tratti macabro e privo di qualunque interesse e passione nella vita, Alex, interpretato da un giovane Malcolm McDowell.
La sua unica dedizione quotidiana è fatta di stupri, violenze, omicidi e furti. E' il leader indiscusso di una banda di personaggi altrettanto privi di scrupoli. Questa sua vita priva di alcun valore ha una battuta d'arresto quando, in seguito alla violenza usata ai danni della moglie di uno scrittore, Alex finisce in prigione. Ecco che avviene in lui una sorta di redenzione, poiché, il suo unico amico è un sacerdote che, per liberarlo dal male, lo sottoporrà alla continua visione di immagini che hanno quale unico tema appunto la violenza. Una volta fuori di prigione, Alex scoprirà che la famiglia, durante la sua assenza, ha affittato la sua camera. Come se non bastesse, per una sorta di legge del contrappasso, saranno i suoi stessi compagni di un tempo, ora divenuti dei rappresentanti della legge, a vendicarsi su di lui. A loro si aggiungerà il disprezzo e il rancore di quello stesso scrittore che ha perso la moglie e ha perduto anche l'uso delle gambe. L'unica strada che gli resta a quel punto è il suicidio, ma quando prova a mettere fine alla sua vita, miracolasamente si salva finendo però in ospedale dove a fargli visita sarà proprio il primo ministro.
Un film che non vuole essere chiaramente un inno alla violenza, ma al contrario una netta condanna.
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