Le scene più riuscite della favola partenopea, esordio alla regia dell’attore napoletano Sergio Assisi, sono quelle sulla lavatrice roboante del triste Ernesto Lama che disturba il condomino Gaetano Amato: dove Amato si trasforma in un energumeno che costringe il mingherlino Lama a subirne le ire. Da gustare anche il duetto tra Valentina Corti-Nunzia Schiano, la mamma di Siani, esempio di incomunicabilità lombardo-napoletana. Esilarante anche l’incontro tra Assisi e la Corti, in una bella chiesa napoletana: lei affetta dalla sindrome di Stendhal che sviene in continuazione alla vista dei capolavori pittorici barocchi. Che dire poi, dell’incursione della coppia Corti-Lama al matrimonio della ex? Un esempio del famoso adagio, “falle vedere chi sei”. Dulcis in fundo la scena che apre il film sull’installazione mortuaria che si apre su una selva di ombrelli in una Napoli che non muore mai. Uno sberleffo a quella Napoli centro dell’arte contemporanea bassoliniana ed ai luoghi comuni che accompagnano da sempre la Città partenopea.
Un film da vedere per la sua leggerezza.
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