Se la vita andasse da un punto A ad un punto B come Xavier ci spiega all’inizio di Casse- tête chinois, allora tutto sarebbe troppo facile, persino noioso a volte. È evidente che la vita del nostro protagonista non è così, anzi è un vero e proprio casse-tête. Nell’interpretare uno scrittore di successo che deve proporre una nuova opera Romain Duris ci regala un uomo confuso e trasognato, con una vita più complicata dei romanzi che scrive. Un uomo che non si prende troppo sul serio, ma sa cosa vuole. Vuole essere un padre presente e per farlo si trasferisce a New York per seguire la sua ex. Indimenticabile è la scena in cui conosce il nuovo compagno della donna, rappresentando l’imbarazzo non solo di conoscere l’uomo che l’ha sostituito, ma anche quello della barriera linguistica che lo fa sentire come se arrivasse da un altro mondo. Si adatta a quello che la vita gli da, cercando di trovare il modo migliore per vivere. Romain Duris rappresenta perfettamente quest’uomo che dopo mille espedienti per poter rimanere vicino ai propri figli, capisce che forse a volte la vita è meno complicata di ciò che pensiamo. Forse “complicata” è solo una brutta parola e capirlo lo aiuta a vedere meglio ciò che vuole. Per usare le stesse parole di Xavier “Quando torna la felicità non c’è più niente da raccontare. Bisogna smettere”.
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