James Ivory è un cineasta americano nativo di Berkeley, in California.
Alla veneranda età di 88 anni, conta la direzione di una lista di 30 pellicole e documentari. Molti sono stati, nella sua lunga e fortunata carriera, i riconoscimenti, tra cui BAFTA, David di Donatello, Leone d’Argento, conseguendo anche notevoli successi di critica e di pubblico.
Caso specifico è quello di “Quel che resta del giorno” (1993), film dal cast stellare comprendente Anthony Hopkins nei panni del maggiordomo Stevens, il personaggio principale, Emma Thompson, Christopher Reeve e un giovane Hugh Grant agli esordi del suo percorso attoriale.
Il film, il cui titolo in lingua originale è “The Remains of the Day”, è ispirato al romanzo omonimo del 1989 dello scrittore giapponese Kazuo Ishiguro, e ricevette un buon numero di candidature agli Oscar del 1994 tra cui spicca quella a James Ivory come miglior regista. Purtroppo quell’anno Ivory non ebbe la possibilità di accaparrarsi l’ambita statuetta cinematografica, che andò a Steven Spielbeg.
Ivory è fortemente affascinato dalla cultura e dalla tradizione indiana, attrazione che si evince palesemente se ci si confronta con la sua ampia filmografia, la quale annovera, ad esempio, i documentari “The Sword and the Flute” (1959) e “The Delhi Way” (1964), e le pellicole “Il guru” (1969) e “Il racconto di Bombay” (1970).
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