Bruce Willis è una di quelle star che ha letteralmente fatto la storia del cinema, possano o meno piacere i suoi occhi blu ed il suo fisico da soldato ereditati dal padre che lo ha fatto nascere in una vera base militare, nella Germania divisa che non esiste più. Eppure non tutte le pellicole cui ha partecipato hanno avuto successo, e fra le poche scommesse perse c'è proprio uno degli ultimi movie americani del regista Brian A. Miller: lo sfortunatissimo "Vice". Costato 15 milioni di dollari, è il prodotto di una collaborazione tra case cinematografiche internazionali che dopo averlo presentato al Berlin International Film, e fatto proiettare in 37 nazioni, sono rimaste letteralmente ghiacciate dalla critica cinematografica che con la sua votazione di 17/100 l'ha volontariamente stroncato. Cosa non ha funzionato? Analizziamo meglio la pellicola. Innanzitutto cosa è Vice? Il nome di un parco divertimenti per turisti che possono pagare migliaia di dollari a biglietto. Una spesa tanto assurda ha un motivo: il poter realizzare ogni desiderio possibile, dato che il parco e' una città dove gli ospiti possono disporre di tutto e tutti a proprio piacimento, dandosi alle peggiori violenze ed ai più bassi istinti, perché in una realtà simulata non esistono leggi e convenzioni. Il mondo "reale" è di fatto chiuso oltre le mura di questo luogo fittizio, i cui abitanti/comparse sono robot perfettamente simili agli umani; ed affinché l'atmosfera sia perfetta, agli umanoidi è impiantata una memoria che fa credere loro di essere reali, con una vita assolutamente normale: sia l'impiegato di banca che può essere ucciso dal riccone di turno che ha sempre sognato di fare una rapina, sia la ragazza senza genitori che vive con l'amica del cuore sognando il principe azzurro, non sono altro che robot, programmati per rendere il soggiorno dei turisti più realistico e piacevole possibile. Alla fine della giornata le memorie vengono sottoposte ad un comodo backup e la mattina successiva tutto ricomincia daccapo, senza che i robot se ne avvedano. Ma una macchina può essere infettata da un virus, e quando qualcosa del genere porta proprio la bella ragazza ripetutamente violentata dai turisti a ricordare quanto successole nei giorni precedenti, ecco che gli impiegati ed il creatore del parco iniziano a preoccuparsi. Ed il creatore ha il bel volto di Bruce Willis, che come sempre buca lo schermo e nonostante il ruolo da cattivo si rivela l'unico personaggio tollerabile di tutto il film. Il cinico e quasi disumano Julian Michaels/ Bruce Willis è infatti l'unico protagonista che si riesce a guardare ed ascoltare rilassati sulla poltrona, perché per il resto la pellicola, che scorre troppo lentamente nella prima parte e troppo velocemente nella seconda, non lascia spazio di espressione agli altri attori, mentre tutta una serie di effetti speciali fastidiosissimi portano a distrarsi dopo appena mezz'ora. Questo è il reale motivo di tanto flop: effettivamente lo spettatore non è invogliato a guardare il film dall'inizio alla fine, come se la trama fosse stata scritta per se stessa. Perché la trama, alla fine, poteva anche reggere se resa diversamente: chi ha detto che è molto simile allo storico Westworld con Yul Brynner ha capito bene quale sia stata l'ispirazione dello sceneggiatore. Ma Westworld teneva incollati allo schermo, ed è ancora tanto amato dagli Statunitensi da convincere alcune case produttrici a creare una serie TV ad esso ispirata prevista per il gennaio 2016. Vice avrebbe forse voluto sfruttare il ritorno di tanto interesse alle vicende di robot umanoidi in parchi divertimento disumani, non riuscendovi affatto; perché il semplice riproporre una trama molto amata ponendovi al centro un attore come Bruce Willis non basta: sceneggiatura e riprese devono rendere merito ad entrambi, e così non è stato, causando addirittura un effetto boomerang. Difatti Vice non sarà il primo film noioso della storia del cinema, e se quel 17/100 ha messo d'accordo anche i fan del genere sci-fi è proprio perché tali fan sono stati i primi ad infuriarsi per il maltrattamento di una delle loro trame più amate, vedendovi un peccato imperdonabile. Una lezione di stile per ogni regista che voglia farsi apprezzare? Si, ma in generale per chiunque creda che sia solo la star a fare il successo al botteghino.
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