Treblinka. Belzec. Wolzec. Auschwitz. I campi dell'orrore; i campi dello sterminio. Gli anni quaranta sono anni terribili, disumani. Hitler ha inaugurato “il nuovo ordine”: eliminare gli ebrei “responsabili di tutti i mali del mondo, origine di ogni corruzione”. Occorre attuare una concreta e celere “soluzione finale del problema ebraico”, affidando ogni tipo di operazione per raggiungere lo scopo alle SS. La mente malata di quest’uomo è totalmente rivolta al Lebensraum, lo spazio vitale necessario alla Germania per avere il suo potere economico e dominare l’Europa attraverso la “razza superiore”. Estirpare gli “elementi indesiderabili”, i “non degni di esistere”, gli ebrei.
Saul Ausländer, interpretato da Géza Röhrig, protagonista del film “Il figlio di Saul” di László Nemes, è un ebreo ungherese. Egli ha la “fortuna” di essere un Sonder Kommandos, fa parte cioè di un’unità speciale addetta alla rimozione dei corpi dalle camere a gas per la successiva cremazione. Già dal 1941, i quadri della polizia tedesca e delle SS, vennero addestrati con un corso di “istruzione accelerata”, ideologica e pratica per lo sterminio. Furono costituiti gli Einsatzgruppen, gruppi di 800 uomini a loro volta articolati in Kommandos. Gli ordini da eseguire erano dettagliati e precisi: distruggere città e paesi della Polonia, ove costituire una “camera di smistamento dell’Europa”, effettuare rastrellamenti e deportazioni. Il Consiglio Ebraico istituito in ogni località, doveva fornire in maniera immediata e senza motivazione, un registro composto dall’elenco di tutta la popolazione ebraica. Entro poche ore, “i sub-umani” venivano trasferiti nei lager. Saul è stato rinchiuso a Birkenau, campo di concentramento denominato “Auschwitz II”. Birkenau si trova a sud della Polonia; etimologicamente il nome della città vuol dire “campo di betulle”, “campo splendente, bianco”. Ma Saul vive in un assurdo e violento buio. Come un automa egli deve tutti i giorni, per 10- 11 ore, ammassare corpi. Bisogna fare in fretta, non fermarsi mai, perché i forni crematori debbono essere velocemente riempiti per evitare il sovraffollamento. In questi templi dell’orrore, la morte arrivava attraverso un’apertura cui veniva introdotto il Ciclon B, acido prussico in cristalli. Nel giro di pochi minuti, sopraggiungeva il decesso. Terminate le grida, dopo mezz’ora i Kommandos Speciali si adoperavano allo “spoglio degli ori” sulle vittime. Poi si riprendeva il ciclo di incenerimento. Nel bel mezzo di questa “catena di montaggio”, Saul è assente. E’ un “non-vivo”. D’un tratto però la crudeltà gli sferra il suo più atroce schiaffo : tra i corpi che sta rimuovendo, sembra riconoscere il volto di suo figlio. Quell’elemosina di sopravvivenza, concessagli da quel simbolo rosso sul retro del paltò, si trasforma istantaneamente nella rivolta al “culto bestiale” cui aveva aderito. Deve risparmiare suo figlio dalle fiamme infernali. L’assenza della sua anima risorge dagli inferi delle sue accondiscendenze per immolare la sua creatura. Ottobre 1944: i Kommandos sono pronti all’azione. E’ imminente l’attacco rivoluzionario contro i soldati tedeschi dei blocks. Ma Saul ha una battaglia personale da compiere: trovare il Rabbino e dare degna sepoltura a suo figlio.
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